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Tutti i verdi di Godi maestro del plein air

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È l'ora in cui questo appartato, nobile artista campano - ha ottantaquattro anni e l'animo incapace di calcolo, come un bambino - ripone i pennelli. Godi - che indagava sulla tela, come in un grandangolo, la grandiosità della sottostante Piazza del Popolo e cercava di catturare tutti i verdi degli alberi digradanti dal Pincio - metteva una cura lenta, meticolosa, amorevole, nel riporre i pennelli nella sua cassetta. E a me veniva in mente l'incipit della vocazione di Godi, così come l'ha raccontata a chi gli è amico e ama la sua arte: ragazzo senza mezzi nella Napoli dei troppi senza mezzi, rimase affascinato da Luigi Crisconio, tornato sotto il Vesuvio dopo gli anni parigini. Affascinato, precisava poi Godi, specialmente della cassetta di Crisconio. Cosicché se ne fece costruire dal falegname una uguale e cominciò a dipingere. L'episodio è ricordato nel catalogo che accompagna l'antologica dei più recenti lavori di Godi appena inaugurata nella Galleria di via Urbana 8/a, a Roma, e che resterà aperta fino al 17 aprile. Una carrellata dei paesaggi del maestro campano - petit maître la definizione che i critici hanno coniato per lui, volendo dire dello spessore della sua arte al quale non corrisponde altrettanta notorietà (e la colpa è di Godi, riluttante a credere nei meccanismi pubblicitari del mercato). Godi, che ha vissuto l'orrore del lager e che si trasferì a Roma negli anni Settanta esponendo in varie Quadriennali, è il fedele erede degli artisti del plein air. Gli sono congeniali i paesaggi, meglio, gli scorci di paesaggi meno blasonati. La brughiera calabra, certe scogliere della Penisola Sorrentina, montagne indefinite nei profili, che fanno eco a Cézanne, o gli argini di Ponte Milvio, o la spiaggia di Torvaianica. Vedute di solitudine, natura senza anime e con tanta anima, perché indagata nelle leggi che la governano, con l'uso assorto e grumoso del pennello. I guizzi di colore - tutti i toni del verde che dissolvono verso l'ocra - vanno oltre il reale nelle sue «riflessioni» su Villa Borghese. Una sorta di senso d'incompiuto, di sospensione di giudizio, giova alla pittura di Godi. Che funziona per ellissi, come gli insegnava Emilio Notte, suo maestro all'Accademia di Napoli. Oltre il mero vedutismo, dentro agli interrogativi del Secolo Breve.

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