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Tormenti adolescenziali in chiaroscuro romano

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PRIMA VISIONE

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ADOLESCENTI di oggi, a Roma. Le ragazze a scuola, in attesa della maturità, i maschi in strada, soprattutto la notte, quando si abbandonano a folli corse in moto, nell'ambito di gare clandestine. I due ambienti, anche perché espressi entrambi dalla piccola borghesia, comunicano più d'una volta tra loro, specie se qualche ragazza si incontra con questo o quel ragazzo, per nulla preoccupata dalle tante imprese, anche teppistiche, che gli vede compiere. È il caso di Babi, all'inizio scolara quasi modello, che, pur dopo molte reticenze, intreccia una sorta di relazione con Step, un giovane ribelle, anche in famiglia, cui finisce per guardare come al suo vero primo amore. Alti e bassi, naturalmente, equivoci, separazioni, riconciliazioni, fino a una conclusione che vedrà Babi e Step rinunciare a stare insieme, pronta, soprattutto la prima, ormai più lucida nei confronti della vita, a seguire altre strade: meno sentimentali e forse, per lei, più concrete. Alla base c'è un romanzo di egual titolo opera di uno scrittore esordiente, Federico Moccia, già autore televisivo, comunque, e di alcune sceneggiature per il cinema. La regia se l'è assunta un altro esordiente, Luca Lucini, con alle spalle, però, vari video musicali e un cortometraggio. Sono soprattutto i suoi modi di rappresentazione a convincere: in una Roma notturna (e a tratti anche diurna) in cui le immagini, quasi sempre strette sui personaggi, tendono a suscitare disagi, ossessioni, sconforti; anche quando danno rilievo a quel rapporto amoroso al centro che è il principale movente della vicenda. La cronaca è dura, il realismo è crudo, le pause sono così scarse che le psicologie vi si affidano a stento. Anche gli interpreti, pur con varie esperienze alle spalle, sembrano partecipare dell'anonimato. Un modo, però, perché li si sentano veri.

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