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Socci-Don Chisciotte schiacciato tra film e fiction

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È il triste destino di Antonio Socci (nella foto) il cui programma «Excalibur, Lunedì d'Italia» all'esordio l'8 marzo, in prima serata sulla seconda rete, ha collezionato solo il 4,70% di share con 1.223.000 spettatori. Eppure, da Giuliano Ferrara ad Agnoletto, dal ministro Prestigiacomo ad Achille Occhetto e la Belillo, la valenza pluralistica degli ospiti era più che assicurata. E Socci, forse troppo scamiciato e senza giacca, ha cercato di interferire il meno possibile nella discussione che, innalzatasi in alcuni momenti sopra le righe su argomenti come la guerra in Iraq e la grazia a Priebke, faceva prevedere l'impennarsi, purtroppo mancato, dell'ascolto. La sensazione che gli italiani possano non amare Socci, la cui professionalità non è certo da mettere in dubbio nel camaleontico universo del giornalismo televisivo, sollecita qualche riflessione. Il conduttore sembra non riuscire a scrollarsi di dosso una certa ingenuità iniziale, evidente nella scorsa edizione di Excalibur, e concretizzatasi nell'affrontare argomenti ritenuti «troppo di destra», col piglio di un novello Don Chisciotte. L'etichetta di un Santoro di destra sta condizionando lo sforzo di proporre Excalibur in chiave di informazione pluralistica e super partes, aspetto che continua a sfuggire al pubblico di Raidue. Vi si aggiunga la difficoltà di lottare contro il feuilleton di Raiuno ed i grandi film di Canale 5. Mar. Cat.

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