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Tra amarcord e trasgressione

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Crollerebbe tutta l'ipotesi di rinnovamento - qualcuno ha avuto perfino il coraggio di parlare di "sperimentazione" - insistentemente ribadita da Simona Ventura in conferenza stampa. Se la serata apparentemente più fiacca, indebolita dai forfait di ospiti italiani e stranieri e comunque di presenze eccezionali, dovesse ottenere un rilancio degli ascolti significherebbe semplicemente che quel tipo di canzone cacciata dalla porta è rientrata clamorosamente dalla finestra. Una serata indubbiamente vivace, all'interno della quale la Ventura, rincorrendo la satira ma forse anche un repertorio da consegnare ai posteri, si è lanciata in un bacio saffico con Paola Cortellesi. Un devastante effetto karaoke ha caratterizzato tutta la serata, con qualche duetto riuscito, alcuni inutilmente improvvisati, altri decisamente da dimenticare. Un'ammucchiata in cui nessuno si è potuto tirare indietro, con il clima che cambiava da un pezzo all'altro, a volte con crescente imbarazzo. È stata la volta di una piccola rappresentanza dei "sanremesi" storici: Toto Cutugno, Marcella, Al Bano, Mino Reitano, Bobby Solo. Tutti contenti di essere sul palco più importante della loro carriera ma desiderosi di togliersi qualche sassolino dalla scarpa. «Naturalmente sono contentissima di essere qui - ha dichiarato Marcella, forse la più sincera - visto anche che mio fratello Gianni ha due canzoni in gara. Però vorrei sapere perché ci chiamano solo per le rievocazioni: anche noi vorremmo entrare in gara. Abbiamo ancora qualcosa da dire e il pubblico non sembra averci dimenticato». Meno impulsivo Al Bano, che comunque dalla sua esclusione ha incassato un vantaggioso ingaggio pubblicitario. Tecnico l'intervento di Toto Cutugno (una vittoria e cinque volte secondo), il quale ha rimarcato la bontà delle idee musicali dei giovani concorrenti, bisognosi a suo dire «di qualche intervento di maestri esperti, come Mogol, giusto per perfezionare l'impianto di certe canzoni». Lodevole pensiero, se non fosse che Mogol è stato chiamato esattamente per questo motivo. Autocelebrativo Mino Reitano, che ha ricordato di essere l'unico cantante ad aver spalmato le sue partecipazioni alla rassegna in ben cinque decenni (la prima volta fu nel 1967 con «Non prego per me», scritta da Lucio Battisti e presentata in coppia con il gruppo inglese Hollies). Divertito e un po' malinconico Bobby Solo, due volte vincitore, omaggiato con «Una lacrima sul viso», di cui ricorre il quarantennale. A questo drappello è toccato il compito di ricompattare l'affezione di quel pubblico in fuga. Ha cominciato Toto Cutugno con «L'italiano», forse il suo brano maggiormente satirizzato, seguito da Al Bano alle prese con «Come saprei» e «Perdere l'amore», mentre Marcella ha ricordato «Montagne verdi» e il superclassico «E se domani» (che per la verità aveva già inciso). Chiusura con «Italia» di Mino Reitano che come al solito ha ringraziato tutti, dai direttori ai consulenti. Gli intermezzi più apprezzati? L'esilarante George W. Bush di Maurizio Crozza, l'eccezionale sax jazzistico del 14enne Francesco Cafisio e la calda voce di Nathalie Cole nella «Unforgettable», canzone-inno del padre Nath King.

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