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Scipione il visionario maestro dimenticato

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Ora si celebra il centenario della sua nascita (1904) a Macerata, che gli ha dato i natali. Ma, a dir la verità, si sarebbe dovuta unire alla cittadina marchigiana anche Roma, che tanto ha dato ma anche avuto dal geniale artista spentosi precocemente a 29 anni, nel 1933, per una tubercolosi. Così, dopo il convegno intitolato «Omaggio a Scipione» e svoltosi il 28 febbraio nell'Aula Magna dell'Università degli Studi, è ora la volta, fino al 7 marzo, della mostra che raccoglie tredici opere dell'artista nella Pinacoteca Comunale. Tra i capolavori esposti spiccano soprattutto, per intensità visionaria, «La Piovra» (1929), «Natura morta», «Fichi spaccati» (1930), «Eva (Scena apocalittica)» (1930), oltre a vari disegni. È incredibile notare che Scipione ha dipinto le opere che lo hanno reso celebre in nemmeno due anni, dall'autunno del 1929 alla primavera del 1931, prima che la malattia lo debilitasse in modo irreparabile. All'improvviso hanno dato i loro frutti le sue esperienze precedenti, a Roma: il sodalizio stretto con Mario Mafai, Antonietta Raphael e Renato Mazzacurati in quella che è stata chiamata «Scuola di Via Cavour»; l'attenta riflessione sulle opere di El Greco, Goya, Tintoretto, Soutine, Chagall. E così esplose quell'inimitabile espressionismo visionario che metteva sotto accusa, fra amore e odio, una Roma corrotta e in lento disfacimento. La sua pittura influenzò profondamente la sopravveniente Scuola Romana e, solo per fare un esempio nella seconda metà del '900, è stata letteralmente saccheggiata da uno dei protagonisti della Transavanguardia: Enzo Cucchi. Tra l'altro il convegno di Macerata ha avuto il merito di mettere in luce anche l'attività di poeta e letterato svolta da Scipione con passione. Dopo la fine della mostra le opere di Scipione saranno comunque visibili sempre a Macerata, nella collezione di Palazzo Ricci di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata.

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