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Sky svela gli ultimi segreti di Cinecittà Montaldo tra i volti degli special: «Il regno del grande schermo più amato dagli americani»

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Meta Cinecittà, dove giungevo dopo un viaggio attraverso la desolata campagna romana dove si vedevano solo pastori che accudivano le pecore e qualche baracca tanto in tanto. Avevo solo venti anni ed andavo a propormi a registi e produttori, sperando nell'aiuto di alcuni conoscenti all'interno della giovane cittadella del cinema e soprattutto contando sulla comprensione del guardiano che mi lasciava entrare». Sono alcuni dei ricordi del regista Giuliano Montaldo che, con l'arricchimento di immagini dell'epoca, verranno inseriti nel programma dedicato a Cinecittà che Sky Cinema Autore propone in due puntate, il 21 ed il 28 marzo, in prima serata con la voce narrante fuori campo di Simona Izzo. La produzione è una sinergia tra Cinecittà Entertainment e la piattaforma satellitare Sky Italia. Nell'appuntamento d'esordio «I miei primi quarant'anni» viene rievocato il periodo che va dalla nascita, nel 1937, del centro cinematografico romano fino al 1997, attraverso le testimonianze, oltre che di Montaldo, di Mario Monicelli, Franco Zeffirelli, Gillo Pontecorvo, Vittorio Storaro, i fratelli Vanzina, Marco Bellocchio. Nel secondo, intitolato «La fabbrica dei sogni» si arriva fino a nostri giorni con ulteriori interventi di Alessandro Gassman, Elena Sofia Ricci, Ferzan Ozpetek. Mentre Cinecittà attende l'arrivo di Brad Pitt e George Clooney per le riprese del seguito di «Ocean eleven», il programma offre l'opportunità di riflettere sui mutamenti avvenuti, attraverso gli anni, nell'utilizzo della cittadella del cinema. «Un tempo veniva chiamata la Hollywood sul Tevere - commenta Montaldo - Oggi, invece, l'antica Cinecittà si è trasformata in Telecittà, essendo divenuta punto di riferimento per le produzioni del piccolo schermo. Il cinema italiano, infatti, difficilmente ricrea negli studi quegli interni che si possono trovare in un vero castello, in un vero appartamento. Cinecittà rimane a disposizione delle mega produzioni americane che sbarcano in Italia per contenere i costi, così come noi, per i medesimi motivi, approdiamo nei paesi dell'Est quali la Bulgaria e la Romania». «Resta il fascino di un magico passato che proprio le produzioni statunitensi riescono a conservare ancora - continua Montaldo - Ed oggi, come cinquant'anni fa, le grandi star hollywoodiane preferiscono Cinecittà e l'Italia perché sperano di non suscitare quell'interesse morboso per la propria vita privata con cui devono fare i conti nei propri paesi. Insomma si illudono di vivere alla maniera di "Vacanze romane». Poi il regista si sofferma sulla suggestione di set colossali come quelli di «Ben Hur», «Cleopatra», «Miracolo a Milano», «La dolce vita», fino ad arrivare a «Gangs of New York» per cui gli artigiani di Cinecittà hanno ricostruito il porto di New York. Ed anticipa ancora, del suo intervento nel programma, la conoscenza con Federico Fellini al quale deve la grande intuizione secondo cui «a Cinecittà si entra con un'idea e si esce con un film». Infine ricorda il suo incontro con Carlo Lizzani del quale divenne molto presto aiuto regista e l'evoluzione, rapidissima, della sua carriera. «Lavorando con attori come Burt Lancaster, Philip Noiret, Nicolas Cage, ho in seguito sorriso di quel ventenne troppo educato che un tempo ammirava da lontano le grandi star venute a Cinecittà, consapevole di sentirsi estraneo al loro mondo ma con tanti sogni che mai avrebbe immaginato si sarebbero avverati».

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