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HANNO quindici anni, sono belle, alte 1 e 80, i seni ancora acerbi, le idee chiare, forse troppo e solcano ...

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Si chiama Giorgia e anche lei, dopo il caso di Jade Foret, in passerella a tredici anni, rientra in quel recente fenomeno delle baby modelle che in Italia ha riscaldato parlamentari e sociologi ed è approdato nei salotti di molte trasmissioni. Da Corrado Augias, a «Le Storie», se ne è parlato ieri mattina. In studio due modelle professioniste, minorenni, una leggera ombra di trucco, la lingua sciolta e poche ritrosie. Sanno il fatto loro. «Sono una ragazza come tutte le altre, con un po' di soldi in più», dice una delle due. Allora Augias incalza: «Se fra tre anni le proponessi una vita con tre figli, un matrimonio, una casetta in periferia, magari lontana dal clamore cittadino, una vita insomma discreta, accetterebbe?» «Per me va benissimo», risponde lei, candida e bellissima nei suoi 15 anni un po' ingenui e un po' no. Tanta determinazione che suona vecchio anche l'adagio da saggio nonno: «L'importante è avere la testa sulle spalle», invocato dal conduttore, che non incontra nemmeno per un attimo lo sguardo di intesa delle due. Intanto la tendenza a proporre le baby modelle in pedana fa tuonare i personaggi della politica come la Mussolini e il senatore Bonatesta, che si trovano d'accordo nel giudicare le ultime vicende nel mondo della moda alla stregua di reati di «sfruttamento». Anche il Codacons chiede all'Ufficio del lavoro garanzie per le sfilate: niente abiti succinti, no alle scollature e atteggiamenti ammiccanti. In caso contrario potrebbero anche entrare in gioco le disposizioni normative contro la pedofilia. Infine l'Assem, l'associazione che riunisce 25 tra le più affermate agenzie di moda, sta lavorando dal canto suo per una proposta di legge che regolamenti i controlli sugli under 18.

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