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«La Divina Commedia? Foscolo e De Sanctis non l'hanno capita»

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Ne parliamo con Enrico Malato, al quale si deve il progetto, articolato in due parti, commenti letterari e i commenti figurati. Malato, come funziona questa «enciclopedia» dantesca? «La Divina Commedia si è diffusa particolarmente dopo la morte del poeta, nel 1321. Al 1322 infatti è datato il primo commento al poema, quello del figlio Jacopo, relativo all'Inferno. Subito dopo si sono moltiplicati i commenti, divenuta centinaia nel corso dei secoli. Il progetto, risalente ai primi anni '90, si è articolato in due momenti: censimento ed edizione dei commenti, dai primi, dovuti a Jacopo, appunto, e a Piero Alighieri, fino agli umanistici, a Landino. C'è però anche una massa di commentatori minori, di chiosatori, e di opere, come le Chiose Filippine, conservate nel Codice Filippino di Napoli, databile alla metà del Trecento. In quattro tempi successivi, da altrettante persone, sono state inserite nei margini e negli interlinea dei versi danteschi, delle chiose quasi sempre latine». Si può dire che ogni diversa temperie storica ha inciso sul giudizio critico attorno al poema? «L'opera di Dante ha subito avuto un grande successo. Quando morì il poeta, ci fu una sorta di lamento universale da parte di tutti gli intellettuali d'Europa. Questo slancio si è mantenuto durante tutto il '300, IL '400 E IL '500. Nel Seicento c'è stato un calo di fortuna, perché la struttura del pensiero e della poesia dantesca non si conciliava con i parametri del tempo. Il '700 vede un lento recupero. Vico offre a Dante un ruolo rilevante nella "Scienza Nuova". Nel Settecento inoltrato gente come Voltaire e Rousseau parlava di Dante con disprezzo. Il recupero esplode con l'età romantica, che vede in Dante un anticipatore dei valori moderni». Qual è stato il secolo più cattivo con Dante? «Il più cattivo non direi. Forse il secolo più freddo è stato il Seicento per le ragioni già dette. Dante è un uomo che in tre parole ti dice cento cose, mentre il Seicento è un secolo che usa cento parole per dire tre cose. Nel Settecento oltre a Vico c'è Bartolomeo Perazzini, uno studioso veronese che ha innescato un processo di recupero della fama del poeta. Non a caso, proprio a Verona, nei primi dell'Ottocento, l'Abbate Cesari scriverà i dialoghi Bellezza della Commedia. E l'idealismo romantico? «Ha scoperto ma anche frainteso, per esempio Foscolo e De Sanctis, a proposito di Francesca da Rimini, distinguono un Dante poeta solidale con la peccatrice e un Dante teologo che la condanna. Non hanno capito».

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