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A ROMA non veniva da vent'anni, dal 1974.

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Lei è l'artefice di una piccola-grande rivoluzione. Niente volti oscurati da chador, né corpi soffocati da lunghe tuniche. Bensì una femminilità raccontata a suon di visi radiosi, spalle coperte e fianchi fasciati. È questa la donna lanciata dalle pagine di «Lotus», il primo magazine femminile pubblicato in Iran da un anno e diretto dalla Zamani. Tutta in rosa la redazione della rivista interamente dedicata alla moda: 62 pagine di storie e filosofia del costume, frutto di 15 anni di ricerca condotta dalla Zamani su due millenni di abbigliamento del suo paese. «Ho definito quattro fasi evolutive dell'abbigliamento iraniano, per lanciare poi un quinto stile, quello nuovo, della donna iraniana moderna, un mix di passato e presente, un salto nel futuro attraverso la tradizione - spiega Mahla - Non è stata un'operazione editoriale facile; né all'inizio, né adesso. Il problema è sempre di natura religiosa. Alla donna musulmana non è consentito mostrarsi in pubblico a viso scoperto. Quando sono a casa, tra di loro, le donne si vestono come vogliono, ma dinanzi agli uomini devono coprirsi». La giornalista per le sue idee "rivoluzionarie" è stata anche esiliata in India. «La regola è la forza della religione: crederci e seguirla alla lettera è il compito di un fedele. Se sei musulmano e vuoi scoprirti, affari tuoi, ma ne sconti le conseguenze», continua Mahla che all'inizio ha mantenuto il giornale con i suoi soldi. Ieri ricevere un premio per la sua professionalità, la sua lunga carriera di hair-stylist e le sue innumerevoli iniziative benefiche è stato Sergio Valente. «Per tutto ciò che sono gli accessori, capelli e trucco, bisognerebbe avere il coraggio di tornare un po' indietro. È indispensabile puntare sulla ricerca e sullo studio lasciando da parte l'improvvisazione. Non si può lavorare sulla base di un fax perché così facendo si fa la bassa moda e non l'alta moda dei capelli», ha detto Valente nel ricevere il premio da Maria Pia Garavaglia e da Stefano Dominella. Gab. Sass.

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