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La rivincita dello sceneggiato in costume

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Il regista Lizzani svela il segreto del successo: «Inserire personaggi inventati per spiegare il contesto storico»

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Una tendenza che raggiunge la massima visibilità questa sera: Rai e Mediaset, infatti, si contendono il predominio del prime time domenicale con due prodotti dalle comuni atmosfere settecentesche, «Luisa Sanfelice» sulle tematiche della rivoluzione napoletana del 1799, con Laetitia Casta ed «Elisa di Rivombrosa», interpretata dalla ventiduenne Vittoria Puccini, il cui gradimento di pubblico conferma la svolta della fiction verso il passato. Dopo «Renzo e Lucia», rivisitazione del romanzo manzoniano, dopo "Maria José", miniserie sull'ultima regina d'Italia, ed «Augusto» sul primo imperatore romano, sono in arrivo altre fiction in costume. Da «Orgoglio» prevista a primavera su Raiuno, con Barbara D'Urso, ambientata nell'800, a «Le cinque giornate di Milano» e «Le confessioni di un italiano», in preparazione sempre per Raiuno, con la regia di Carlo Lizzani. In cantiere ci sono ancora altre cinque miniserie su altrettanti imperatori dell'antica Roma, mentre Mediaset pensa al un sequel di «Elisa di Rivombrosa» che questa sera, in una puntata particolarmente attesa, svelerà ai suoi sette milioni di spettatori se i due protagonisti, Elisa e Fabrizio (Alessandro Preziosi) potranno finalmente diventare marito e moglie, a dispetto delle convenzioni sociali. «È stato l'invito, immediatamente recepito dalla fiction, del Presidente Ciampi per la riscoperta dei valori risorgimentali ad innescare il nuovo corso del racconto televisivo in costume», riflette Carlo Lizzani. «L'amore per il passato era già ampiamente visibile nei grandi sceneggiati degli anni '50 e '60. L'evoluzione dei tempi, oltre il colore, la possibilità delle coproduzioni e l'utilizzo di nuove tecnologie, ha introdotto anche una maggiore libertà di approccio al genere storico-letterario, con l'introduzione di personaggi inventati la cui funzione è rappresentare lo spaccato sociale dell'epoca per una maggiore comprensione dei tempi raccontati. È quanto hanno fatto Sthendal e Tolstoj in romanzi come "La Certosa di Parma" e "Guerra e pace"». «Il gradimento del pubblico, per la fiction in costume, evidenzia il desiderio di riscoprire le proprie origini lontane. "Elisa di Rivombrosa", in particolare, col suo mix di storia, di passioni, di frenetici colpi di scena, consente di vivere un sogno, di proiettarsi nella magica atmosfera settecentesca in grado di riscattare le ambasce della quotidianità» afferma Vittoria Puccini, nel cui percorso professionale la fiction in costume ha un ruolo rilevante: ha già interpretato «Sant'Antonio da Padova» e sarà una delle protagoniste di «Le cinque giornate di Milano». La Puccini, soddisfatta di aver conquistato alla causa di «Elisa di Rivombrosa» anche due spettatori particolari come i fratelli Taviani, trova nella leggerezza con cui è disegnato il suo personaggio, apparentemente perdente, il motivo del gradimento del serial non identificabile con una soap opera. «Il nostro paese è fermo dal punto di vista ideologico e culturale, non è stata realizzata, nei confronti delle giovani generazioni, quell'apertura educativa necessaria a spronarle verso la strada del rinnovamento progressista e provocatorio», afferma invece Damiano Damiani. Il regista puntualizza che il cinema e la Tv dovrebbero con forza e coraggio riflettere sul particolare momento storico in cui si vive. «Ciò non toglie, ovviamente, che si possano realizzare degli ottimi prodotti in costume, grazie alla disponibilità di autori meritevoli in grado di assicurarne il gradimento presso il pubblico. Attenzione, però alla lunga serialità che potrebbe compromettere la credibilità dei protagonisti», avverte Damiani, padre, tra l'altro della prima Piovra televisiva alla quale, proprio per il timore dei sequel, non ha voluto dare un seguito.

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