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PARIG — Volto serio, testina quasi androgina, giacchina severa ma gonna da bambola: la donna Chanel ha ...

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Il luogo, un affascinante hotel particulier (il settecentesco Hotel de Bourbon Condè affacciato sul Boulevard des Invalides) faceva presagire una magica atmosfera, come succede sempre chez Chanel: invece, gran delusione, la passerella era stata allestita in un grigio padiglione, illuminato male, tirato su appositamente per il defilè. Passando alla collezione, non si può non sottolineare l'eleganza delle smilze giacchine a sacchetto, portate sulle gonne a balze di pizzo, o dei blouson indossati sulle sottane a palloncino con ruches di tulle ricamato, in un gioco di grigi e di rosa, di bianchi e di neri. Oppure, viceversa, lo stile degli abiti da sera che nascondono il volto in una esplosione di bianche organze plissettate e poi scivolano nella linearità nera della lunga gonna. Lagerfeld ha spiegato che questa è «la femminilità dei contrasti, la donna del moderno romanticismo», degli accostamenti arditi, ma lavorati così riccamente, con dettagli tanto preziosi da sottolineare sempre «la distanza da tutto ciò che fa mercatino». Allegra e colorata, leggera e suadente, invece, la donna vestita da Christian Lacroix è una gioia per gli occhi: la sfilata di alta moda dello stilista francese (che disegna anche il pret-a-porter Emilio Pucci) ha ridato tono a una giornata parigina un po' triste. In passerella non manca un colore, nemmeno il più pazzo, neppure il più fluo: eppure la collezione non è un pasticcio, ma una miscela femminile di leggerezze. Tutto è trasparente eppure niente è nudo, perchè non ce n'è bisogno. Ci sono i fiori e le righe, le macchie e i ricami, le applicazioni e i fiocchi, eppure non c'è confusione: regna l'ordine della fantasia esuberante. Trentanove uscite indimenticabili. Non manca nulla, neppure il meraviglioso abito da sera in pizzo bianco che scivola dal corpo come una vestaglia, rivelando un body nero che più prezioso non si può. Neppure il vestito da sposa per una donna-fiore, per una giovanissima vergine che il tulle trasforma in un idolo. L'altro ieri in passerella avevano sfilato la donna Dior e quella di Donatella Versace. John Galliano ha messo in scena il suo Egitto, roba da far impallidire i tesori del Nilo. Dea, sacerdotessa, sfinge, mummia e perfino faraona, la donna di Dior esplode di ricchezza. Tasselli d'oro per il lungo tailleur di mosaico della regina con il copricapo dei regni dell'Alto e Basso Egitto, coccodrillo aureo per l'abito da sirena, piume dorate per la gonna infinita del dio falco, geroglifici ed enormi scarabei gioiello in turchesi e corallo, cappe di leopardo uscite dagli archivi di Dior. La collezione di Donatella Versace, con il sottofondo ben studiato di musica lirica mixata con il rock, è ispirata a una bella e ricca hollywoodiana a Parigi. Se il ricamo intagliato sulle pelli più preziose è la novità dell'atelier Versace, ancora l'intaglio e l'intarsio sono il leit-motiv della collezione Grimaldi e Giardina. I due giovani stilisti italiani, nella affascinante atmosfera della Salle Wagram, hanno presentato una donna-origami, molto di bianco vestita (o svestita).

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