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I cimenti della mosca screanzata

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Narrazione e plot compiaciuti di sorprendere. Come fa Argento nei filmUn lupo mannaro pluriassassino sa molte cose sulle morti di signore danarose scomparse in circostanze misteriose Indaga Kay Scarpetta

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Stavolta dunque la celebre poliziotta Kay Scarpetta, l'eroina a colpo sicuro che la Cornwell ha eletto a protagonista di tanti polizieschi toccati dalla fortuna fin dal 1992, si trova a dover combattere non tanto con figure umane più o meno sfuggenti, ma con un mostriciattolo che le procurerà sicuramente maggior fastidio di un essere umano in carne e ossa, che d'altronde è presente, è la vittima inerme e designata del ributtante animale. Che la poliziotta incontra subito, ad apertura del romanzo: «La dottoressa Kay Scarpetta sposta verso la luce di una candela la provetta di vetro e osserva la larva che galleggia nell'etanolo. Capisce immediatamente a che stadio della metamorfosi è l'esemplare biancastro, non più grande di un chicco di riso. Se non fosse morto, si sarebbe trasformato in una Calliphora vicina, una mosca dalla sfumature verde-bottiglia, e avrebbe presumibilmente deposto le uova nella bocca o negli occhi di un cadavere, oppure nella maleodorante ferita di un vivo». Perfino il nostro maggior specialista in thriller dell'orrore, Dario Argento, avrebbe avuto qualche sussulto. Comunque, l'impatto con questo avvio del romanzo di Patricia, in perfetta sintonia con tanti altri incipit delle sue precedenti opere, appartiene a quei congegni dell'opera romanzesca strategicamente tesa a sorprendere il lettore. Il potenziale espressivo opera a stretto contatto con lo stato d'animo del lettore, certamente attratto da una situazione indiscutibilmente ripugnante. Ma andiamo a vedere che cosa sta accadendo in Louisiana ad una ricca signora di Baton Rouge, piccolo centro del profondo Sud degli States, con quel suo nome francese che ricorda le passeggiate belliche di Napoleone. É deceduta in circostanze misteriose per overdose, almeno all'apparenza. Non è la sola ad aver fatto questa fine: parecchie donne di quella zona, tutte con un bel conto in banca, l'hanno seguita, prima di finire vittime, dopo la morte, dello scempio della malefica Calliphora. Ma non è tanto ciò che accade dopo il decesso — pur rappresentando il momento più orrendo dell'intera opera di eliminazione di un individuo — quanto invece la necessità di reperire prove di continuità in una vicenda che potrebbe facilmente inserirsi nelle sequenze di un serial killer che opera nella zona. Il fatto nuovo, che getta un po' di luce, è la richiesta di un colloquio da parte di Jean-Baptiste Chandonne, il feroce «lupo mannaro» della zona che aspetta l'esecuzione capitale per i suoi crimini senza sosta, con la detective. Un fatto nuovo, poiché il mostro è in grado di rivelare non pochi particolari utili all'indagine, anche perché evidenziano numerosi legami internazionali attorno a queste vicende. L'inchiesta non tarda a tradursi in un incubo per Kay, di nuovo immersa in quell'imbuto malefico dal quale pensava di essersi liberata. Sull'intero universo che circonda le vittime - il carnefice è il deus ex machina che dovrà scoprire ogni trama - si crea uno stato di complicità che attarda le indagini, ma al contempo produce stati d'ansia nelle figure della trama, soprattutto fra i più piccoli, le cui gestualità vengono dettate inevitabilmente dall'innocenza della condizione: «Kay non riesce a togliersi dalla testa Albert Dard. Pensa alle cicatrici che si è procurato, sa che l'automutilazione crea dipendenza. Se il bambino continuerà a farsi del male, prima o poi finirà in un ospedale psichiatrico, da dove entrerà e uscirà fino a impazzire veramente». È solo una piccola pausa al vivo di un pulsare ritmico che sorregge la prosa della Cornwell, che trasmette agitazione un po' morbosa a chi la segue sulla via tirranica e tortuosa dell'avventura romanzesca, e allora non ci si meravigli se questo agghiacciante thriller ha sca

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