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«ALFONSO UND ESTRELLA» A CAGLIARI

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Così l'apertura della stagione del Lirico di Cagliari venerdì scorso con «Alfonso und Estrella» di Franz Schubert, in replica fino al 18 gennaio. Che solo oggi un'opera di Schubert sia messa in scena qui da noi dipende dall'antico pregiudizio nei confronti della drammaturgia statica del compositore e per la scissione tra l'intreccio e una musica fortemente tendente all'idealizzazione. La regia di Luca Ronconi visualizza questa dissociazione e dissocia a sua volta lo spazio scenico: in apertura, nella parte anteriore del palcoscenico i cantanti in vesti ottocentesche sembrano esibirsi in una schubertiade, le famose serate del circolo degli amici del compositore dove erano eseguite musiche sue; invece nella parte posteriore del palcoscenico, mossi da servi di scena in nero, dei marionettoni pantomimano la storia di Alfonso ed Estrella. Una massa di strumenti musicali - da cui a tratti emerge il coro - e pochi arredi Biedermeier sono scenografia d'uno spazio fantastico, efficacissimo a far vivere i diversi piani del teatro schubertiano soprattutto quando personaggio-cantante e pupazzo non agiscono in coerenza. Poi lentamente i piani s'incrociano, e alla fine, spariti i pupazzi, tutti i cantanti in costume sono sulla parte scenica posteriore, giustamente nello spazio dell'idealizzazione per il finale tra i più naïf e irreali della storia dell'opera. Ecco che Alfonso e Estrella si sposano, superate le inimicizie dei rispettivi padri, un re che ha perso il trono e l'usurpatore, e perfino il cattivissimo Adolfo diventa buono. La direzione di Gérard Korsten si è qualificata per l'attenzione alla dimensione cameristica della partitura, con risalto degli strumenti a fiato. Il cast vocale - Rainer Trost, Eva Mei/Daniela Bruera alternate, Markus Werba, Alfred Muff, Jochen Schmeckenbecher - ha ben cantato, senza che ne emerga un mattatore. Un'inaugurazione che è l'atto finale della sovrintendenza al Lirico di Cagliari di Mauro Meli, da quest'autunno già attivo presso La Scala di Milano.

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