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«Vite a perdere», in prima serata c'è anche l'eroe negativo

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In «Vite a perdere», su Raidue lunedì e mercoledì, Alessio Boni il celerino inquieto della «Meglio Gioventù», diventa un fornaio violento e malavitoso. E ad assicurare una certa continuità con i ragazzi di vita di Pier Paolo Pasolini, c'è Ninetto Davoli, nei panni di un boss. Girato da Paolo Bianchini, sceneggiato da Franco Ferrini (autore per Dario Argento), «Vite a perdere», prende spunto dai «Ragazzi di malavita», ossia la banda della Magliana, raccontata in un libro di Giovanni Bianconi. «Ma - precisa Max Gusberti di Rai Fiction - ci siamo accuratamente allontanati». I giovani emarginati di «Vite a perdere», sono tutti inventati - sottolinea la produttrice Edwige Fenech. Alessio Boni è Pino, il fornaio di una borgata che con i suoi amici Giampaolo Morelli, Simone Corrente, Stefano Calvagna, Alessandro Prete comincia a muovere passi di un percorso segnato dal destino che comincia con piccoli furti per proseguire con l'omicidio di un boss (Davoli) e il tragico declino finale dopo rapine, scommesse clandestine, camorra e droga. «La malavita, dall'interno - dice uno dei giovani attori protagonisti, Stefano Calvagna - è poco vista in tv. Magari perché si ha paura di farne eroi, seppure negativi». Il regista Bianchini, autore di molti spot pubblicitari, sottolinea di «aver voluto raccontare una vicenda di emarginazione, senza tempo ne storia, ma senza mai perdere di vista la pietà». La pupa del gangster è Fabiana, il personaggio interpretato da Karin Proia, coinvolta per amore nel giro delittuoso, pronta in carcere a riconoscere i propri errori. Pino Quartullo interpreta la «pantera», un boss in carcere, mentre il comico Francesco Salvi ha il ruolo drammatico di Liuzzi.

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