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di LORENZO TOZZI SI RIAPRONO, con lentezza, i battenti dei nostri enti lirici dopo le feste natalizie.

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Un week end musicale (la fattispecie) potrebbe essere meravigliosamente sfruttato da qualche perfetto melomane per assistere nel costruito teatro emiliano della città di Pavarotti e della Freni, a una «Cenerentola» rossiniana che promette di essere interessante. Un motivo di attenzione merita la regia della giovane Irina Brook, figlia del celebre regista Peter Brook da tanti anni una delle punte di diamante della regia teatrale internazionale. Una regia che sembra attenta piuttosto a sottolineare l'estraneità delle implicazioni magico-fiabesche della fiaba, restituendola alla sua mera dimensione di ludico intrattenimento. Una lettura che ben tiene dietro agli intenti di Rossini che riduce la fiaba ad intreccio comico, con qualche originale spunto di annotazioni psicologiche. La sostituzione di un braccialetto alla scarpetta della tradizione, di un padre ridicolo (don Magnifico) in luogo della matrigna e soprattutto il travestimento reciproco del principe e del suo maggiordomo la dicono lunga su questo raggiunto intento. Il ruolo protagonistico del mezzo soprano però conserva tratti sentimentali e malinconici, in una atmosfera tra realtà e sogno. Nel cast vocale figurano i nomi di Anna Bonidatibus (Cenerentola), Alessandro Corbelli (Don Magnifico), Jon Plazeola (Don Ramiro), Giorgio Candurro (Dandini), Rita Cammarano (Clorinda) e Savina Willeit (Tisbe). Direttore Riccardo Frizza.

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