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A Venezia acqua alta per la Biennale Rimandata la nomina del nuovo cda

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Poi le polemiche di fine anno, con la promessa del ministro Urbani di nominare entro l'Epifania un nuovo cda, equivalente in sostanza al dimissionamento del presidente Bernabè e del direttore della sezione-cinema de Hadeln. Ieri un'ulteriore non-soluzione. Niente nuove nomine, almeno per ora, cosicché il vecchio vertice ha deliberato di assegnare a de Hadeln un incarico di consulenza della durata di tre mesi, finalizzato allo svolgimento delle attività essenziali per l'organizzazione della prossima Mostra del Cinema. A garanzia della continuità dell'attività dell'istituzione, in vista dell'entrata in vigore del decreto di riordino. Ma che cosa significa attività essenziali? Il compito del direttore della mostra del Cinema è scegliere i film. E come potrebbe farlo de Hadeln - magari fin dalla passerella del Festival di Berlino, per soffiarli a quella di Cannes - se sa che poi non curerà lui fino in fondo lo svolgimento della kermesse veneziana? Una nebbia da tagliare col coltello, dunque, in laguna. Con dichiarazioni ambigue anche da parte degli attuali protagonisti. De Hadeln non sbatte la porta e se ne va, fa l'attendista e dice: «Spero solo che sia un Purgatorio breve, che dure meno di tre mesi. Per il bene della Mostra. Mi ero offerto di continuare la direzione con un mandato ridotto perché nella situazione attuale non possono essere prese decisioni che influenzino la prossima edizione. Le mie competenze dovevano limitarsi al lavoro quotidiano dell'ufficio della direzione della Mostra, nel rispetto delle decisioni di chi la dirigerà successivamente. Urbani? Non l'ho sentito, io sono sempre disponibile ad incontrarlo ma lui ha dichiarato che il suo interlocutore è Bernabè. Ma una Mostra del cinema vive di stabilità, non di una rivoluzione permanente. Comunque, ritengo giusto fare della Biennale una fondazione». E Bernabè? Dice e non dice, saluta e non saluta. Si celebra prima di tutto («È stata un'esperienza esaltante e di grandissimo interesse»), poi lascia capire che quello di ieri può non essere un addio, piuttosto un «semi-addio». «Avrei continuato a portare avanti questo programma di sperimentazione - precisa -: un programma in cui, assieme al consiglio, mi sono mosso in modo innovativo, affrontando anche molti rischi, perché è nell'essenza della Biennale l'esigenza della sperimentazione». E se il ministro Urbani gli chiedesse di restare? «Questa è una domanda da rivolgere al ministro», la risposta sibillina. In ogni caso «il programma per il 2004 è già tutto definito, e non c'è rischio per la continuità della programmazione. Pur mantenendo le sue prerogative, il prossimo cda può contare su un lavoro già pronto. C'era un unico tassello mancante, quello della Mostra del Cinema, e anche a questa abbiamo oggi garantito la continuità». Come, con una proroga a de Hadeln di tre mesi, resta un mistero. Come pure è buio fitto sull'eventuale successore dello svizzero e di Bernabè: l'ambasciatore Vattani e l'italianista Vittore Branca - nomi circolati nei giorni scorsi - hanno detto di non volerne sapere. Li. Lom.

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