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di CARLO ROSATI DUE anni fa propose al Metastasio di Prato «La cena delle beffe», l'opera ...

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Da domani, sempre al Metastasio, Ugo Chiti metterà in scena uno dei suoi recenti testi teatrali «I ragazzi di via della Scala, ovvero cinque storie scellerate» vincitore del Premio Candoni nel 2002, interpretato dalla sua Compagnia dell'Arca AzzurraTeatro, con Massimo Salvianti, Lucia Socci, Dimitri Frosali, Giuliana Colzi, Andrea Costagli nei ruoli principali. Con «I ragazzi di via della Scala» Ugo Chiti conclude la sua trilogia teatrale dedicata alla «Recita del popolo fantastico»: uno spettacolo che è stato preceduto da «Il Vangelo dei buffi», nel '96, e da «Quattro bombe in tasca», con il quale ha iniziato il nuovo millennio. Si tratta di un progetto di drammaturgia che trova le sue origini nelle tradizioni e nei racconti popolari della sua gente, quella che abita nella campagna chiantigiana nei dintorni di Firenze, passando dalle «Avventure» di Gesù e degli apostoli del primo spettacolo, quello sul «Vangelo», alle «Testimonianze» sulla seconda guerra mondiale, per arrivare a questi «Ragazzi di via della Scala», a queste "storie scellerate" che saranno in scena a Prato fino a domenica 14, nelle quali segue una narrazione fantastica, a tratti paurosa, che si svolgono tra un gruppo di ragazzi degli anni Cinquanta. Ma come si sviluppano queste "storie di paura"? «Sono alcuni ragazzi che si ritrovano per raccontarsi delle "storie" in un grande androne di un palazzo di periferia. Il pianerottolo e il vano delle scale si trasformano in un luogo dove il fantastico si mescola al quotidiano. L'androne, invece, si tramuta nel luogo deputato di fiabe e leggende come, per esempio, quella di San Giuliano, il Santo assassino, spinto da una profezia a trucidare i genitori per poi espiare la colpa, come la presenza quotidiana di un personaggio misterioso, che attraversa le scale, suggerisce una fiaba sul tipo de "La bella e la bestia". Lo spettacolo, infatti, è una metaforica riflessione su un'età indifesa dell'uomo che si sviluppa nell'alternanza tra comico e tragico, grottesco divertito e allusivo, sospensione onirica, fino alla conclusione nel segno dolente della realtà».

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