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Eredi Galilei Un Nobel che fa morale

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Premio della Fondazione alla cattedra padovana di Shea

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Una grande vittoria - nella tenzone per i premi più ambiti del mondo - quella riportata dalla cattedra galileiana dell'Università di Padova e dal professor William Shea, che dall'estate scorsa ne è titolare "per chiara fama". Il massimo riconoscimento possibile, perchè formalmente il Nobel può essere assegnato soltanto ad alcune discipline (fisica, chimica, medicina, letteratura) e non a quella - la Storia della scienza - che si insegna nella cattedra di Padova. Anche se un Nobel morale non comporta alcun conferimento pecuniario, nel rigorosissimo rituale svedese e nel giudizio della comunità scientifica mondiale il trattamento riservato al professor Shea ha lo stesso significato dell'assegnazione del premio: la Fondazione Nobel lo ha invitato a partecipare, mercoledì prossimo 10 dicembre, a Stoccolma, alla sfolgorante cerimonia clou della consegna; lo vogliono anche al ricevimento della vigilia, in onore dei Nobel Laureates, e alla cena solenne: siederà accanto al Re e alla Regina di Svezia e al primo ministro. Domani William Shea terrà una lettura solenne su Galileo Galilei all'Università di Upsala. Un'altra conferma del prestigio che circonda la cattedra di Padova e il professor Shea si era avuta, la settimana scorsa, durante la riunione annuale della History of Science Society, presso l'Università di Cambridge, nel Massachusetts: rappresentanti dei principali atenei americani - da Yale a Berkeley - hanno fatto a gara nel proporre collaborazioni con la cattedra galileiana. Questo Nobel morale è un onore per l'Italia. L'ateneo di Padova gode di grande credito. Insieme con quello di Bologna, è il più antico del mondo, essendo stato fondato nel 1222. A Padova, dal 1592 al 1610, Galileo Galilei ha insegnato scienze e matematica. Il riconoscimento va anche al professor Shea, chiamato alla cattedra galileiana dopo aver insegnato a Cambridge e a Harvard, alla McGill University di Montreal e all'Università di Strasburgo. William Shea, 66 anni, nato in Canada, da padre di origini irlandesi e da madre francese, conosce bene l'Italia e Roma: tra le lauree e i dottorati da lui conseguiti, c'è anche una laurea presso la Pontificia Università Gregoriana. A Padova, William Shea è stato chiamato con la più classica e severa delle procedure, ora piuttosto desueta: "per chiara fama" e con il voto dei due terzi dei docenti di prima fascia. Il professor Shea è molto noto negli ambienti accademici italiani. Tra l'altro, ha pubblicato nel 1992 un saggio, dal titolo «L'arte della rivoluzione scientifica» (Milano, Guerini), con Marcello Pera, quando l'attuale presidente del Senato insegnava all'Università di Pisa. La cattedra galileiana è al centro dell'interesse degli studiosi perché Galileo Galilei, nei diciotto anni trascorsi a Padova («i più belli della mia vita - dirà - improntati alla più ampia libertà di pensiero»), aveva compiuto esperimenti e scoperte fondamentali. «Arrivò alla legge sulla caduta dei gravi, e sorprese la scienza dei suoi tempi: ancora oggi non si accetta tanto facilmente l'idea che una palla di cento chili possa cadere alla stella velocità di una palla da un chilo» spiega Shea. Questa legge, insieme con la traiettoria parabolica dei proiettili, sarà il punto di partenza per la ricerca di Newton e porterà lo scienziato inglese a comprendere la gravitazione universale. A Padova, inoltre, Galileo costruisce il suo telescopio e scopre i quattro satelliti di Giove. «Le deduzioni sono importanti: se Giove ha i suoi satelliti, come la Terra ha la Luna, la Terra può girare attorno al Sole» fa notare il professor Shea. La cattedra di Galileo, a Padova, è stata rilanciata nel 1992 come cattedra di Storia della scienza, per iniziativa dell'allora ministro Antonio Ruberti e del rettore Mario Bonsembiante.

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