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Vincenzo Salemme propone il Truman Show all'amatriciana

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La pellicola prende in giro la febbre degli italiani per la reality tv. «Ma non dimentico il teatro, la nuova commedia debutterà a Orvieto»

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Così quando cresce gli viene voglia di partecipare ad una sorta di Truman Show e decide di partire per Milano». Vincenzo Salemme (nella foto), insieme alla sua spalla di sempre, Maurizio Casagrande, sul palco delle Giornate Professionali di Cinema in svolgimento a Sorrento, ha presentato in anteprima il suo quinto film «Ho visto le stelle», nelle sale il prossimo 19 dicembre distribuito dalla Mikado. Scherza e parla di film impegnato, «anche perchè ho dovuto ipotecare la casa per produrlo», ma poi rassicura la platea di esercenti dicendo di non essere diventato improvvisamente serio. Salemme, ci anticipa qualcosa del film? «Ancora una commedia brillante e divertente, che prende un po' in giro questa grande voglia degli italiani del reality show. Il mio personaggio, Antonio, quando arriva a Milano verrà infatti immediatamente truffato. Dopo aver sborsato 5 mila euro a presunti organizzatori, crede di essere ripreso in tutti i suoi spostamenti, da telecamere accuratamente nascoste dietro a specchi, pannelli e quant'altro. In realtà non c'è nessuna macchina da presa in agguato anche se continua a fare confessioni ed a sfoggiare esilaranti performance». Ancora una volta ha scelto attori con i quali lavora da tempo, ma anche una splendida Alena Seredova e uno scontato Claudio Amendola. «Ad Amendola ho affidato un ruolo che non ha mai fatto, come quello del delinquente romano. Elena Seredova invece l'ho voluta a tutti i costi perchè c'è una conturbante scena dove la bacio. Abbiamo provato un centinaio di volte. Anche a Maurizio Casagrande offro una parte inedita, quella della mia vittima. Scherzi a parte, ho messo insieme un cast davvero eccezionale». Tornerà presto in teatro? «Sto facendo le prove di una nuova rappresentazione che debutterà a Orvieto l'anno prossimo, "La gente vuole ridere". Poi la porteremo a Roma e Milano. La storia di un gruppo di attori senza casa perchè terremotati, che vengono ospitati da una contessa svitata nel suo teatro, in cambio devono rappresentare la vita. Una sorta di grande fratello, ma l'ho scritta nel '92». Secondo lei si può continuare a fare satira? «Premetto che non ho visto le esibizioni di Sabina Guzzanti e Daniele Luttazzi. Alla sua domanda rispondo comunque sì, ma quando sconfina con la politica non mi piace più. È vero che non si possono stabilire limiti alla satira, però sarebbe di buon gusto non toccare la sfera personale. Si può ironizzare su quello che i politici rappresentano e non su aspetti della loro vita privata».

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