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L'opera di Strauss ha inaugurato la stagione lirica del San Carlo

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Da quella storica sera sono trascorsi quasi ottant'anni, durante i quali la radio ha subito trasformazioni profonde e tenuto testa alla concorrenza sempre più accanita dei più giovani mezzi di comunicazione, senza tuttavia perdere il suo peculiare carattere: quello di essere una voce che irrompe nelle nostre vite e nelle situazioni più diverse mettendoci tutti in comunicazione, creando un ambito di condivisione autentico che la finzione televisiva, con la sua attenzione concentrata sull'esteriorità, è ben lontana dal raggiungere. Alla vigilia di questo ottantesimo anniversario approda in libreria un prezioso strumento per chiunque voglia saperne di più sulla storia della radio e in particolare sui suoi protagonisti e sui programmi andati in onda nel nostro Paese: la «Garzantina Radio» (Garzanti, 800 pagine, 38 euro), curata da Peppino Ortoleva, docente di Storia dei mezzi di comunicazione all'Università di Torino, e Barbara Scaramucci, che dirige il settore Teche della Rai. Professor Ortoleva, con questa Garzantina avete voluto rendere merito alle glorie della nostra radio, che specialmente in passato è stata una fucina e una dispensatrice insostituibile di cultura? «Si è voluto offrire al pubblico, e in particolare agli appassionati della radio, che sono un esercito, un'opera che riassuma tutto ciò che questo medium ha rappresentato prima dell'avvento della televisione e di Internet. Fino ad oggi, infatti, avevamo solo testi limitati a qualche periodo o aspetto circoscritto, mancava una panoramica completa della storia della radiofonia in Italia. È stato un compito difficile, soprattutto per quanto concerne la ricostruzione della programmazione radiofonica precedente agli anni Ottanta, e se siamo riusciti in quest'impresa è stato grazie al lavoro di uno staff di giovani redattori». Quali sono stati i criteri adottati nella scelta e nell'organizzazione delle voci? «La Garzantina è organizzata come un dizionario, a cui si aggiungono appendici e approfondimenti, brani di trasmissioni, documenti, testimonianze di vario genere. Abbiamo senza dubbio privilegiato l'aspetto storico, convinti che la radio sia essenziale per conoscere la storia del Novecento. Attraverso gli archivi abbiamo ricostruito la programmazione della radio italiana e mondiale, ma abbiamo escluso programmi e personaggi troppo recenti, perché è meglio lasciarli "sedimentare" un po'. Ecco perché questa enciclopedia può essere definita un work in progress, soggetto ad essere continuamente ampliato e perfezionato. Intanto è un punto di partenza che ha colmato un vuoto». E che rende finalmente giustizia a questo mezzo di comunicazione così potente e tuttavia così poco "visibile". «Già. La forza della radio, d'altra parte, risiede proprio nella sua invisibilità : non si sta seduti "davanti" alla radio, come accade con la Tv, ma "dentro" di essa, e la si ascolta come se fosse un pezzo della nostra vita. Noi abbiamo cercato di tirare fuori la "figura dallo sfondo", ossia di mettere in evidenza tutte le sfumature di un mezzo che è tante cose insieme: suono, parola, musica, canale d'informazione».

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