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Il Teatro «Cilea» s'illumina di Rostropovich

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REGGIO CALABRIA

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Dopo oltre sedici anni, il glorioso Teatro Francesco Cilea (900 posti), fondato in stile liberty nel lontano 1922 e reso illustre in passato dalle voci della Callas, di Di Stefano e della Tebaldi, torna, grazie alla recuperata agibilità fortemente voluta dal sindaco Scopelliti, ad ospitare una vera e propria stagione sia concertistica che di danza e di prosa. E nel cartellone figurano nientemeno che «Il viaggio a Reims» di Rossini e la «Fedora» di Giordano per la lirica, il Balletto dell'Opera di Vienna, lo «Schiaccianoci» del Balletto di Kransoyarsk, l'Aterballetto e la Martha Graham Dance Company per la danza, gli attori Monica Guerritore, Tato Russo, Ugo Pagliai, Luigi De Filippo, Pino Micol, Silvio Orlando e Beppe Grillo per la prosa. Inaugurazione alla grande con la musica in un teatro, dall'esterno illuminato a giorno, con carabinieri in alta uniforme e affollato di pubblico elegante. E tanto per annullare le distanze tra nord e sud ecco la prestigiosa Orchestra Sinfonica della Radio bavarese diretta dal celeberrimo Mstislav Rostropovich (nella foto), il violoncello del secolo, in un tutto Ciaikovsky scendere al Teatro Cilea subito dopo il concerto per il Fai al Teatro Arcimboldi di Milano. Segno che il capoluogo calabrese non vuole essere solo la città dei famosi Bronzi di Riace, ma che vuole tornare ad essere un irrinuciabile veicolo di cultura e di arte, in quel ganglio vitale che idealmente unisce il San Carlo di Napoli e il Petruzzelli di Bari da una parte e il Massimo di Palermo e il Bellini di Catania dall'altro. Serata tutta ciaikovskiana, dunque, che se non valeva certo a scoprire le doti del grande maestro russo ben noto ai pubblici di tutto il mondo, serviva almeno per fare la conoscenza con la ventiquattrenne pianista siberiana Tatiana Mitchko, ultima scoperta del maestro russo, valente interprete del pirotecnico quanto popolare concerto per pianoforte di Ciakovsky in si bemolle. Ma la serata si era accesa di toni più lievi in apertura con alcune pagine del balletto «Schiaccianoci» (nella suite i sapidi divertissements e il passo a due) e si era conclusa con una trascinante lettura della chiaroscurata e fortemente drammatica Quinta Sinfonia, che Rostropovich dirige a volte anche a mani nude o passando febbrilmente la bacchetta da una mano all'altra. E delinea tra i pianissimo appena percettibili e gli studiati impasti timbrici la desolazione dell'anima ciaikovskiana senza sbocchi alla speranza.

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