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E René Clair sospirò: «Vorrei averlo inventato io»

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Era il '56, a me, giovane critico, dal Presidente del Premio, Italo Gemini, era stato dato l'incarico, su indicazione di Renato Angiolillo che era in quel Consiglio Direttivo, di andare a consegnare a Disney il David che aveva vinto per «Lilli e il vagabondo». Mi aspettavo un americano di Hollywood, invece quasi un sosia di Adolphe Menjou, alto, elegante, baffetti sottili, un'aria addirittura aristocratica, di stampo britannico. Mi chiese di optare fra il whisky e lo champagne, naturalmente scelsi il secondo e non potei a meno di dirgli, nonostante «Lilli e il vagabondo», che da noi, in Italia, lo chiamavano «il papà di Topolino». «Avete ragione — rispose subito — è il figlio che mi è più caro e mi continuerà. Per molti anni dopo di me». Ripensai a quell'incontro e a quella frase nell'85, quando, a Venezia, dirigevo la Mostra. Retrospettive di film di Disney ai festival non se n'erano mai organizzate, perché non prenderne l'iniziativa a Venezia? Messaggi, telex, appuntamenti. Quello decisivo a febbraio, al Festival di Berlino, con Roy Disney, il nipote. Incontrandolo, mi sembrò di rivedere lo zio: gli stessi baffetti, la stessa classe, per una assimilazione evidente e voluta. Non fu però un incontro facile. I film di Disney continuano regolarmente ad essere immessi sui mercati, «Biancaneve», ad esempio, «Fantasia», e non si potevano perciò affidare, nei festival, a proiezioni non commerciali. Discussi a lungo, promisi, venni a compromessi, finalmente, anche con la presenza garantita di Roy in nome della famiglia, potei realizzare una retrospettiva quasi esauriente. Un successo non dissimile da quella, nel '72, di Chaplin. Il Palazzo del Cinema al Lido sempre stracolmo, file di fuori, dentro anche gente in piedi. Rivedo René Clair, a una proiezione tutta dedicata a corti di Topolino, seduto sui gradini della scalinata centrale, intento ad applaudire quasi ad ogni scena. «Gian Luigi, io credevo di aver fatto dei buoni film — sento che mi dice — ma li darei via tutti se potessi dire di avere inventato io Topolino».

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