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Depardieu deliquente scimunito

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FRANCIS Veber, nel cinema francese, continua a dedicarsi a quelle commedie di piacevole consumo che poi fa sempre interpretare da attori di richiamo: Gérard Depardieu nella «Capra» e in «Due fuggitivi e mezzo», Jacques Villeret nella «Cena dei cretini», ancora Depardieu, e questa volta con Pierre Richard, nei «Compères-Noi siamo tuo padre». Oggi torna a Depardieu, dimagrito almeno di dieci chili e in grado di recitare con tutte le sfumature di una volta e poiché gli affida un personaggio di mezzo scemo disponibile e mite, gli mette al fianco un duro come Jean Reno, reduce da «Nikita» e da «Léon». Si incontrano in prigione, uno perché ha tentato una ingenua rapina, l'altro perché è un truce fuorilegge solo desideroso adesso di evadere perché deve uccidere l'uomo che ha fatto eliminare la sua donna e che lui ha derubato di molto denaro. Il primo, sempre servizievole, è pronto a favorire il secondo nel suo tentativo di evadere ma, maldestro com'è, glielo manda quasi a monte. Adesso però i due sono fuori, braccati dalla polizia, inseguiti dai sicari dell'uomo che è stato derubato. L'avventura comincia, disseminata comunque di ammiccamenti e di beffe perché Veber non perde occasione per far ridere (o sorridere) anche quando dà spazio a pagine affannose e concitate. Forse il finale non lo risolve fino in fondo, stentando un po' fra il comico e il patetico, ma quello scontro fra il fuorilegge grintoso, pacificato solo all'ultimo, e il balordo umile che fa di tutto per diventargli amico gli riesce sempre di dominarlo con spirito. Grazie anche a quei due protagonisti, naturalmente. G. L. R.

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