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Solo Nicole nella città del nulla

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NOVE capitoli, un prologo, una voce narrante prodiga di commenti sui fatti. Che sono quelli di una giovane donna, Grace, arrivata di notte, inseguita da dei gangsters, in una cittadina chiamata Dogville, alle falde delle Montagne Rocciose. Gli abitanti, gente dall'aria per bene, la mettono in salvo votando in assemblea di farla restare con loro. Presto, però, le cose cambiano. I gangsters minacciano e ricattano, così quelli di Dogville impongono subito un prezzo alla loro protezione. Trattamenti da schiava, umiliazioni di ogni sorta e alla fine anche degli abusi sessuali che via via commettono ai suoi danni tutti i maschi della città. Fino a un ritorno in forze dei gangsters, chiamati da uno che non ha esitato a «vendere» loro Grace, con la scoperta che il loro capo è il padre della donna venuto a riprendersela dopo una sua fuga da casa, disgustata dai suoi metodi criminali. Ora però, Grace, lì a Dogville, ne ha patite troppe e non tarda a condividere le idee del padre. Per i suoi persecutori, così, sarà la fine. Tanta letteratura. Risolta per di più con gli schemi del teatro. Lars von Trier, infatti, che firma il film, ha rinunciato del tutto a quelle teorie del suo Dogma 95 decise nel pretendere ambienti autentici, luci naturali e interpreti non professionisti. Ha immaginato una città solo indicata da segni sul pavimento, con case senza muri e con pochi arredi, facendo sentire i rumori di porte e finestre anche se non ci sono e costruendovi attorno delle cornici stilizzate al massimo, a cominciare dalle Montagne Rocciose risolte con la legna e cartapesta. In mezzo l'azione, con riferimenti, per tutti quei simboli di cose assenti, alla celebre «Piccola città» di Thornton Wilder, capolavoro, negli anni Trenta, del teatro d'avanguardia. Però se questa azione si segue (spesso a fatica), lo si deve non tanto ai suoi snodi narrativi, statici, verbosi e prolissi, ma ai modi di regia con cui Lars von Trier l'ha, alla lettera, portata in scena. Composizioni figurative perfette, luci suggestive, quel «nulla» in palcoscenico che si fa vita reale, anche se dimentica il cinema. Grace è una Nicole Kidman ormai grande attrice. Con comprimari celebri al suo fianco, americani e scandinavi.

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