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PARIGI — Su due passerelle parigine tanto diverse, ieri si sono confrontati a distanza i due marchi simbolo ...

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Sono entrambe griffe che appartengono all'immaginario collettivo quando si parla di tradizione francese: Vuitton però, con la creatività dello stilista Marc Jacobs, ha da tempo svoltato verso il gusto più trendy, sfornando di continuo borsette modaiole e vestiti per cui vanno pazze anche le soubrette. Hermes, viceversa, dopo sei anni di stile diretto da Martin Margiela, è ancora il massimo della raffinata distanza, dell'altera eleganza, della sottile differenza. Un po' troppo, dice qualcuno e aspetta l'arrivo di Jean Paul Gaultier che, in questi giorni, si sta insediando a capo del settore creativo della maison di Faubourg Saint Honorè (la sua prima sfilata Hermes sarà quella di marzo, che non si svolgerà più nei salotti della boutique). Quella di ieri sera, dunque, era l'ultima passerella nello stile Margiela. Una voce d'uomo accompagnava l'uscita delle modelle, intonando le lodi di questo tipo di donna: «sei bella, sei precisa, sei coerente, sei elegante, sei preziosa, sei adorabile, sei attiva, sei santa...», e qualcuno tra il pubblico aggiungeva malignamente «sei anche un po' noiosa». Perchè in realtà la moda firmata Hermes è un po' troppo perfetta per essere desiderabile, incute soggezione più che desiderio. Va registrata comunque la bellezza della collezione: camicie bianche aperte su top a fascia, in una sfumatura di rosso-arancio uguale a quella degli impeccabili pantaloni di lino; sandaletti perfetti e zoccoletti di legno che sarebbe un delitto portare sulla spiaggia, lunghi soprabiti neri senza maniche, bluse di crepe blu allacciate con un nodo, mantelline asimmetriche in georgette di seta, trench rossi doppiati di bianco. E ancora, tailleur pantalone smanicati in lino gessato, lunghi tubini da sera con poncho asimmetrico, qualche basco blu, qualche coppola rossa, tanta coerente eleganza. Tutt'altro film da Louis Vuitton: il marchio (capofila del gruppo Lvmh), partito tanto tempo fa dalla valigeria in tela marrone monogrammata, ormai è arrivato all'oro più sfacciato e ai capini più modaioli. Un trionfo di lamè, velluti e dorature. Tanti piccoli pezzi pazzi, dove domina l'oro e il luccichio. Ma i riflettori, da Vuitton, non possono che puntare sugli accessori: ogni uscita una borsa, e tutte che faranno impazzire di desiderio le donne del mondo. C'è la «canvas bag» di tutte le misure, in tela e pelle dorata; ci sono le borse con il classico logo, ma in tela laminata, c'è il nuovo modello a mezzaluna con il manico in catena di tartaruga e una bordura a ruche di cuoio.

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