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IL CANTAUTORE PUBBLICA A 50 ANNI IL SUO PRIMO CD LIVE

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E «voilà», Fabio Concato duetta con Dalla, Bersani e Oxa

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Fabio Concato (nella foto), il cantante delle piccole cose e dell'ironia garbata, torna con un disco dal vivo registrato lo scorso maggio di fronte a poco più di duecento persone al Teatro Comunale di Cervia. Lo accompagnano nella rilettura di alcuni dei suoi brani più famosi, quattro protagonisti della scena musicale italiana: Lucio Dalla, Stefano Di Battista, Samuele Bersani e Anna Oxa, amici o affini per sensibilità, quadretti surreali, vocalità ed amore per il jazz. La raccolta si arricchisce, inoltre, di due brani inediti: la title-track «Voilà» e «Tutto il sentimento», omaggio a Chico Buarque de Hollanda con un testo tradotto quasi all'impronta da Sergio Bardotti, conoscitore poderoso di musica brasiliana. Concato, è tempo di bilanci? «Tempo di conquiste, soprattutto. È solo un caso che l'uscita del mio primo disco dal vivo sia coincisa con questo compleanno così simbolico. È semplicemente arrivato il momento giusto. Prima la consideravo un'operazione prematura: un disco dal vivo un'artista se lo deve conquistare e non come molti colleghi che l'hanno fatto decisamente prima del tempo». Perché «Voilà»? «È una parola che scappa a tutti ed è una metafora sull'amore, sulla voglia di darne e di riceverne, che è un po' il senso del nostro stare qui. Ed è anche un invito a fare in modo che il cuore ci serva non soltanto per far funzionare la circolazione». Da «Ballando con Chet Baker», suo precedente disco, a "suonando" con Stefano Di Battista. Come è nata l'idea dei duetti e delle collaborazioni? «Di Battista, ospite del mio quartetto jazz, ha suonato quello che voleva e poi ha scelto i brani in cui comparire; Dalla è un sogno che si realizza dopo quindici anni. Avevo pensato a lui per "051/222525", la canzone scritta per il Telefono Azzurro, anche se dice di non ricordarlo. All'epoca mi rispose che la canzone aveva un effetto dilaniante su di lui, che lo emozionava e che al massimo poteva suonarvi il sax. Ora sono felice che abbia accettato e canta come se avesse preso il posto del bambino della canzone». Possiamo aspettarci in futuro un Concato che osa di più? «La musica mi piace tutta, tranne l'Opera, nonostante i miei nonni fossero entrambi cantanti lirici, ma ho paura di scrivere in un modo diverso, perché non so dove posso andare a finire. Se ho un sogno nel cassetto è quello di cimentarmi con il teatro». Ha partecipato una sola volta, due anni fa, al Festival di Sanremo. Accetterebbe un invito da Renis? «Non ho un buon ricordo di quell'esperienza. Ma è solo colpa mia perché ho portato il brano sbagliato. Senza gara, però, ci tornerei, come probabilmente faranno molti big. L'unico dubbio è su Renis, grande professionista, ma non so cosa sappia di questo paese. Qualcuno dovrebbe raccontargli cosa è successo nei 35 anni che si è assentato».

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