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A Cinecittà la «rivoluzione» di Pupi Avati

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NOVITÀ NELLA HOLDING

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Non accade molto di frequente, in verità, ma l'incontro per la presentazione del nuovo assetto di Cinecittà Holding e delle società controllate è stato uno di quei momenti. Presentato da Pupi Avati, che di Cinecittà Holding è il presidente, ed approfondito poi da Ubaldo Livolsi, amministratore delegato, il "riposizionamento" del gruppo cinematografico pubblico, che da Cinecittà fa capo al ministero dei Beni Culturali, è stato espresso con una serie di intenti e di iniziative. Intanto a livello organizzativo visto che la società ha un nuovo direttore generale nella persona di Alessandro Usai, già componente del cda, che prende il posto di Francesco Gesualdi nominato segretario generale. E poi a livello societario con il probabile inglobamento nella holding di Italia Cinema che entro ottobre dovrebbe essere privatizzata. Gli intenti, semplici e chiari, sono per Avati e Livolsi «quelli di offrire agli operatori del cinema, soprattutto italiano ma anche straniero, una serie di servizi per facilitare il modo di fare cinema nel nostro Paese. L'intera struttura pubblica, oltre a perdere il suo carattere burocratico, sarà un'alleata di produttori e registi, tentando allo stesso tempo di razionalizzare le proprie strutture per evitare sprechi ma soprattutto per autofinanziarsi e gravare così il meno possibile sul bilancio dello Stato. Una prova concreta di questa mutazione genetica è l'ingresso massiccio di Cinecittà Holding in Mediaport, la seconda società di multisale (le cosiddette multiplex) operante in Italia che ormai appartiene a Cinecittà per il 99%. Tra le iniziative, poi, quelle, di un'instancabile promozione del cinema italiano all'estero (la prossima mega-mostra «Fellini al Guggenheim» di New York si preannuncia davvero storica) oltre alla valorizzazione dei nuovi talenti del nostro cinema tramite incontri e rassegne anche all'interno del territorio nazionale. Inoltre, annunciata da Avati insieme al presidente della Fiera di Milano Piergiacomo Ferrari, anche un'inedita joint-venture tra la stessa Fiera, Cinecittà e la Biennale di Venezia.

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