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Oggetti riciclati e la creatività si libera

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I pennelli da barba diventano portaritratti, le camere d'aria poltrone, i vecchi spazzolini portafrutta

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All'interno dello scenario del design internazionale contemporaneo sempre più globalizzato e omologato, l'esercizio concettuale del riutilizzo consente di sperimentare una dimensione creativa più libera, nella quale il confine tra arte, design, tecnica e creatività è sempre meno definito. L'obiettivo ultimo, condiviso ormai anche dalle imprese, è quello di ridurre l'impatto ambientale dei procedimenti di scarto e degli effetti devastanti che lo smaltimento dei rifiuti non cosciente può avere sulla vita stessa del pianeta. Su questo attualissimo tema si concentra tutto il lavoro di un giovane gruppo di designers brasiliani, allievi di Humberto e Fernando Campana, che hanno scelto di chiamarsi Notech. I loro lavori arrivano a Roma con un mostra organizzata dal Corso di Laurea in Disegno Industriale dell'Università di Roma La Sapienza, da domani fino al 2 ottobre presso Ambasciata del Brasile, in Piazza Navona. Dal portaritratti, fatto con due pennelli da barba incollati, al portafrutta ottenuto intrecciando vecchi spazzolini per pulire le bottiglie, alla poltrona ricavata utilizzando vecchie camere d'aria: il denominatore comune è sempre la sperimentazione estetica che non dimentica la funzionalità degli oggetti. In mostra anche una piccola selezione di oggetti in cartone, realizzati appositamente per l'evento romano. Gli undici designer - Carla Tennembaum, Carol Pereyra Gay, Christina Janstein, Fabio D'Elia, Guto Neves, Leonardo Ceolin, Mariana Dupas, Nazareth Pinheiro, Rosa Berger, Tetê Knecht, Thais Stoklos Kignel - lavorano a San Paolo del Brasile. Pur proveniendo da formazioni ed esperienze molto diverse tra loro, si sono uniti in gruppo per mantenere acceso lo spirito di collaborazione reciproca che considerano una grande ricchezza. Hanno quindi cercato di sviluppare una produzione comune, che inglobasse e traesse profitto dalle loro diversità culturali e di lavoro. «Il processo creativo deve mantenere autonomia dall'innovazione tecnologica» dicono. I loro oggetti sono una riflessione sul senso stesso del design e sul processo creativo con una particolare sensibilità verso la sostenibilità ambientale e sociale, il rapporto tra locale e globale, le relazioni tra arte e industria.

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