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DURO ATTACCO DEL QUOTIDIANO VATICANO ALLA FICTION IN ONDA OGGI E DOMANI SU RAIUNO

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L'Osservatore: «Quel Salvo D'Acquisto è poco cristiano»

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«Manca la dimensione essenziale della sua vita, la fede cristiana» titola il quotidiano vaticano, in quello che è un attacco su tutta la linea alla ricostruzione della vicenda, che è stata presentata in anteprima alla scuola ufficiali dei carabinieri e che è stata al centro, la sera del 17 settembre, di una puntata di «Porta a porta». «La reazione di sdegno per contraffazioni e false affermazioni che si riscontrano nel film - si legge sul quotidiano - ci induce a segnalare per onore alla verità alcuni punti che in esso maggiormente alterano la verità dei fatti e la nobiltà della figura di Salvo D'Acquisto». Il ragazzo offrì la vita per ottenere la liberazione di 22 civili, presi in ostaggio dalle SS tedesche per rappresaglia alla morte di un soldato tedesco e al ferimento di un altro causati da una esplosione verificatasi nella Torre di Palidoro, che era stata presidio della Guardia di Finanza. Il quotidiano della Santa Sede rimarca che solo in un'ottica di fede si può capire perchè il vicebrigadiere «assunse su di sè la responsabilità» dell'esplosione, che è cosa ben diversa dal dichiararsi colpevole dell'accaduto come ricostruito nel film. Infatti, precisa l'Osservatore, «nel duplice colloquio che il vice-brigadiere Salvo D'Acquisto ebbe con un sottufficiale delle SS prima e poi con il maggiore delle medesime, con cui scagionò gli altri 22 ostaggi per ottenerne la liberazione, egli non si dichiarò colpevole dell'esplosione avvenuta e che aveva causato la morte di un soldato tedesco, ma invece prese su di sè la responsabilità dell'accaduto in quanto egli era, come carabiniere, tutore dell'ordine nella zona. In forza quindi della sua profonda fede cristiana il carabiniere Salvo D'Acquisto offrì la sua vita per salvare quella degli altri 22 ostaggi». Ecco perchè, è il secondo rilievo mosso dal giornale vaticano, nella presentazione della vita del giovane «manca completamente quella che fu una dimensione essenziale della sua vita e cioè quella della fede cristiana da lui praticata e vissuta anche durante i suoi periodi di formazione nell'Arma dei carabinieri, poi negli anni trascorsi al fronte in Cirenaica ed infine nel breve periodo di servizio a Torrimpietra». L'introduzione di fatti e personaggi inventati è poi alla base dell'affondo finale del giornale: «La così detta "libertà artistica" non giustifica la falsificazione della storia e della verità, specialmente poi se ciò che viene presentato induce i telespettatori ad avere una visione errata e falsificante di quella che è una realtà veramente ammirevole, che costituisce di per se stessa uno stupendo esempio che i giovani di oggi potrebbero e dovrebbero seguire». I critici dell'Osservatore, inoltre, non hanno gradito le scene di amoreggiamenti con una presunta fidanzata ed il grido al momento della fucilazione, introdotti come «frutto di pura invenzione».

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