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«CANTI DEL CAOS»

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E Dio disse: «Vendo il mondo insopportabile Babele»

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Nel monumentale libro irrompe un turbine di figure e di voci che sembrano aspettare un imput dalla magmatica matassa della narrazione per tornare a scatenarsi, deflagare, investire di schegge la pagina-cosmo. Ad accendere lo spettacolare intreccio di motivi sollevati alla vertigine di una grottesca e amara «processione» di corpi e di fantasmi, è la sbalorditiva campagna pubblicitaria incentrata sulla vendita del nostro pianeta commissionata da un misterioso uomo dal viso coperto da una maschera di porcellana. È Dio che, volendo disfarsi del suo babelico mondo, segue le logiche del mercato. Nel frattempo, intorno all'editore desideroso di lanciare il romanzo, si stringe una folla di sfregiati: l'account, l'art director, il copy, il softwearista e poi la ragazza con le stampelle profumate e quella con l'acne, il Matto e la sua Meringa, «lui con la faccia così, lei con la faccia cosà», il Gatto e la Musa, Principessa e il traslocatore, Lupus, lo stilista che muore di giorno in giorno, le donne «cartavetrate», gli sbandieratori. In contrappunto, come una maledizione, lo stupratore va in caccia di prede. Nell'«organismo» sfrenato del racconto precipitano fatti anomali, episodi convulsi e iperbolici, insistite scene erotiche e il balletto di creature simboliche agitate da un'energia primordiale: create dal dramma e dal sorriso, sono avviate al naufragio. Da un lato, uno sgomento d'infinito impastato della terrena miseria della carne; dall'altro, il minuscolo quotidiano di bar ed edicole, del risveglio della città a ogni alba, di uffici e di finestre spalancate e della «bolla» del video. Tra queste derive del medesimo nulla i viaggiatori del sogno imboccano un tunnel la cui fine è il principio d'altri inganni. Romanzo gridato, della «poltiglia» umana e di un'ambiziosa scrittura d'officina, Canti del caos assembla il mistero della creazione e i sofisticati segnali mediatici grazie a un linguaggio forsennato e fosforico, esasperatamente analitico, che conduce «il finimondo che riapre il mondo» e il cantuccio di chi si trincera nel buio verso il finale «tempo immobile, esploso». Antonio Moresco «Canti del caos» - Seconda parte Rizzoli, 410 pagine, 16 euro

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