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Dalla: «Ecco Tosca, è la Rosalia di Cocciante» La Misseri da «Notre Dame» al ruolo principale dello spettacolo che da mesi tiene Lucio sulle corde

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Sessant'anni portati benissimo ed è anche dimagrito. Chissà, forse per quest'estate di fuoco, per lui dal punto di vista professionale: concerti - mercoledì quello trionfale che ha chiuso Jazz & Image a Villa Celimontana, due giorni prima al Borgo di Caserta - un disco in uscita, il «tormentone» sulla sua direzione artistica del Festival di Sanremo e soprattutto «Tosca», il musical al quale aveva cominciato a pensare subito dopo lo show tv con Sabrina Ferilli e che, in un'altalena di entusiasmi e di delusioni, lo tiene sulle corde da mesi. «Sabrina ha una vocazione naturale per il canto, con lo studio sarebbe stata perfetta», si rammaricava Dalla quando l'attrice disse no al musical preferendo la fiction in tv. Ma ora tutto è pronto per «Tosca», e già la capitale è tappezzata di manifesti che annunciano l'evento della prima nazionale nella Capitale. «Ho eliminato la pasta, il vino, faccio un sacco di moto, lavoro moltissimo», attacca Lucio in questa nostra chiacchierata romana. «Tosca poi mi ha preso tantissimo. Dovremmo debuttare a Roma il 9 ottobre, ma la data non è ancora sicura. Abbiamo ancora dei problemi, ma l'opera è ormai quasi a posto. I costumi sono di Armani. Le coreografie di Daniel Ezralov». I suoi occhi hanno un guizzo di gioia quando parla di quella foto in cui si vede Ezralov che tiene sul braccio teso un bambino che ride felice. «Abbiamo trovato anche la cantante che farà Tosca. È Rosalia, Rosalia Misseri, quella che ha fatto "Notre Dame de Paris" di Cocciante. E poi nel cast ci saranno Franco Califano e Max Gazzè». Di Sanremo, invece, Lucio non vuol sentir parlare. «Per carità - glissa - hanno fatto tutto loro, nessuno mi ha chiesto niente. Poi ho troppe cose da fare e non ho certamente né tempo né voglia di pensare a una manifestazione ingessata come quella». Racconta invece volentieri del suo legame con il jazz. «Una passione antica. Avevo imparato il clarinetto, poi quando venni a Roma, nel 1961, iniziai a suonare con un'orchestra dixieland, ma dovetti abbandonarla subito. Il jazz non pagava e io non avevo una lira. Oggi le cose sono molto differenti, abbiamo musicisti pazzeschi, come Stefano Di Battista che secondo me è uno dei più grandi sassofonisti del mondo». Il suo ultimo disco, che sarà messo sul mercato fra breve, è stato fatto anche con la collaborazione del giovane sassofonista romano. «Ed anche con la mia», interviene ridendo il contrabbassista Giovanni Tommaso, anche lui presente al concerto di mercoledì a Villa Celimontana. «Questa estate ho incontrato Giovanni che era in vacanza alle Tremiti - spiega Dalla - e gli ho chiesto subito di partecipare al disco». «Non avevo il contrabbasso - continua Tommaso - ma Lucio ha mandato un elicottero a prenderlo, così ho potuto partecipare all'incisione. Poi, per ringraziarmi, mi ha fatto fare il giro delle isole con la sua barca». Durante il concerto romano, Dalla si è inserito perfettamente nel team, a dimostrazione di essere eccellente musicista, ma anche jazzman capace di improvvisare con enfasi e qualità interpretative. I brani scelti, a parte il bellissimo «Stars fells on Alabama», che ha sempre suonato fin dai tempi di quell'orchestra dixieland romana, sono tutti blues, musica indubbiamente facile da un punto di vista tecnico, ma oltremodo difficile da interpretare, soprattutto per un musicista bianco. Ascoltandolo viene spontaneo chiedersi se nelle vene di Lucio Dalla scorra qualche goccia di sangue nero. Se lo sono probabilmente chiesto anche le centinaia di persone salite sul Celio per sentire Dalla intonare le sue canzoni. L'attesa è andata parzialmente delusa, perché Dalla ha interpretato, modificando la melodia e in parte anche la struttura armonica, solo un paio delle sue melodie, «Come è profondo il mare» e «Caruso», a dimostrazione di quel cordone ombelicale che lo sempre legato al jazz, suo primo amore.

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