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di ANTONELLO SARNO VENEZIA — Potrà sembrare strano ma, per una volta, Nicolas Cage ha il ruolo di un genio.

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Ricalcato sulla struttura di «Paper Moon» (ricordate? Il film in cui Ryan O'Neal era un truffatore da quattro soldi che finiva per farsi aiutare da sua figlia) anche «Il genio della truffa» parla del complicato rapporto tra un padre, che se la cava con espedienti - pagando però lo scotto di mille tic ed altrettante nevrosi - e la giovanissima figlia che vive con lui, interpretata da una straordinaria Alison Lohman (l'attrice 23enne che il pubblico italiano ha già apprezzato in «White Oleander»). Cage, essere un buon attore significa anche essere un buon ingannatore? «Assolutamente no. Per me, anzi, succede il contrario. Forse sarà colpa di tutti i metodi che ci hanno insegnato nei vari corsi di recitazione, ma per me mentire o comunque ingannare è quasi impossibile. Un bravo attore non inganna il suo pubblico. E poi, io tendo ad essere il più diretto possibile». Ridley Scott ha detto che in questo film crede di aver messo in luce la parte comica delle umane manie. Che ne pensa? E che esperienza è stata per lei lavorare con il regista del «Gladiatore»? «Straordinaria. Ridley è uno dei registi più talentuosi che esistano. E ho trovato incredibile che si muova a suo agio sia in una storia tutto sommato piccola, anzi, quasi familiare, come quella del "Genio della truffa" sia in film grandiosi come "Il Gladiatore"». Cage, ma come spiega il fascino che i truffatori esercitano su di noi quando li vediamo sullo schermo mentre detestiamo essere stati loro vittime nella vita reale? «La risposta è semplice. Nella vita lo spettatore odia sentirsi uno scemo nei confronti degli imbroglioni. Ma è altrettanto vero che chiunque adora vedere in un film "un altro" che fa la figura del fesso. È irresistibile. Anch'io ad esempio, adoro rivedere capolavori come "La stangata" o "La casa dei giochi". E mi diverto sempre tantissimo». Nel film è pieno di tic... «L'idea dei tic è stata mia. Ho notato che personaggi affetti da certe manie di solito hanno anche questi disturbi. Così, anche se la sceneggiatura non lo prevedeva, ho proposto a Scott di caratterizzare così il mio personaggio. E lui mi ha lasciato la libertà di farlo». D'altronde Cage è famoso per le sue improvvisazioni sul set.

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