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di PATRIK PEN UN musicologo americano, Paul Hume, ha definito «Le comte Ory»: «un'erezione ...

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Ai tempi delle crociate, il conte Ory le prova tutte per portare sotto le lenzuola la casta Adele; proprio quando crede di essere giunto al dunque, finisce in un letto in cui Adele è già con il paggio Isolier; nella confusione amoreggia con il giovanotto (che non gradisce), proprio mentre tornano a castello mariti e fidanzati delle donne che l'erotomane Ory ed i suoi scudieri avrebbero voluto possedere. Nell'allestimento presentato al Rossini Opera Festival, in co-produzione con il Comunale di Bologna, Luiss Pasqual trasporta la vicenda all'inizio del Novecento in un party dove ragazzi e ragazze in smoking ed abito da sera rappresentano l'opera. È una scelta discussa ma funzionale. Pasqual dispone di un gruppo eccellente di cantanti attori e di un maestro concertatore di grande classe, il veterano Jesùs López Cobos. Nonostante per gran parte del secondo atto sfoggi mutande di lino, non sapremo mai se Juan Diego Flórez, ha la robustezza muscolare evocata da Paul Hume; Flórez, vero divo del Rof da circa un lustro, svetta per tutta la durata dell'opera con vocalizzi virtuosistici, do di petto e sì naturali. Adele è una Stefania Bonfandelli, spigliatissima sia nella recitazione sia nella vocalità ; utilizza il registro molto ampio e la coloratura per essere tutta ammiccamenti. Il paggio Isolier è Marie-Ange Todorovitch, una vera e propria rivelazione di questa XXIV edizione del Rof; perfetta en travesti da adolescente ed agilissima soprattutto a correre verso le note gravi. Bruno Praticò, vecchia volpe del Rof, è il precettore Rambaud che sornionamente, ha fatto del conte un esperto erotomane. Molte risate e molti meritati, applausi. Tanto più che con le altre due opere del Festival rossiniano («Semiramide» e «Adina»), come è stato scritto, c'era poco da stare allegri.

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