Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

«Mio cognato» di Piva ricorda «Il sorpasso»

default_image

  • a
  • a
  • a

Accadrà, immagino, anche adesso, perché l'impresa è più matura e di respiro più ampio. Si pensa (pensando alla commedia all'Italiana) al «Sorpasso» di Risi. Anche lì due uomini diversissimi l'uno dall'altro, anche lì un viaggio in auto. Solo che i due uomini sono cognati e il «viaggio» è una scorrazzata nella notte di Bari perché a uno, Vito, hanno rubato l'auto, e l'altro, Toni, scopertamente collegato con ambienti della malavita, garantisce, tramite quelli, che la riavranno. A poco a poco, però, mentre fra i due che non si erano simpatici nasce un'amicizia, risulta evidente che Toni si è macchiato di uno «sgarro». Ma a pagare, come nel «Sorpasso», sarà l'altro. Personaggi saldissimi e altrettanto saldo e colorito attorno l'ambiente notturno barese e i suoi figuri loschi. Con ironia costante, ma anche con segrete allusioni al dramma. Grazie a musiche d'effetto e con una fotografia virata intenzionalmente in seppia. Al centro Sergio Rubini e Luigi Lo Cascio (nella foto). Difficile dire che sia il migliore. E adesso il concorso. Con un film boliviano, «Dependencia sexual», e un film austriaco «Böse Zellen» (cattive cellule e cioè «radicali liberi»), il film boliviano è un'opera prima, lo firma un artista sperimentale, Rodrigo Bellott, e si fa notare soltanto per un particolare curioso. Le quattro storie di cui ci intrattiene, tutte a sfondo sessuale, sono proposte sullo schermo con immagini digitali, tagliate in mezzo e intente e rappresentarci azioni diverse anche se complementari. Un giochino, in cui le vicende si perdono, senza che dispiaccia a nessuno. Sceneggiatrice e regista del film austriaco è la viennese Barbara Albert di cui si vide anni fa un primo film a Venezia. Divagazione intellettualistica sui lutti, sulle sciagure, sulle influenze nefaste che possono deviare il corso normale della vita degli uomini, non va mai oltre una esposizione frammentaria di fatti patiti da personaggi spesso sopra le righe. Rasentando il grottesco.

Dai blog