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di GIANO ACCAME DAI film di 007 e dai sempre più letti romanzi polizieschi una moda crescente ...

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Ne è caposcuola per l'Italia Mimmo Franzinelli, autore de «I tentacoli dell'Ovra» (Bollati Boringhieri 1999) e «Delatori» (Mondadori 2001) sui confidenti della polizia fascista. Franzinelli può vantare già un ottimo allievo in Massimiliano Griner, studioso de «La banda Koch» (Bollati Boringhieri 2000), una delle polizie speciali spuntate (e anche soppresse) durante la Repubblica sociale. Se immensa è sempre stata la letteratura sui servizi sovietici e sulla Gestapo, la lotta al terrorismo dopo l'11 settembre ha rilanciato l'«Intelligence americana» (Cooper Castelvecchi 2002) di cui si è occupato Alberto Castelvecchi con Calogero Carlo Lo Re e Francesco Zardo. Il genere ora s'arricchisce d'un volume forse eccessivo (669 pagine provocano momenti di noia) di Benny Morris e Ian Black sul Mossad (Rizzoli 2003, ? 22) e gli altri servizi segreti d'Israele: lo Shin Bet, dedito alla sicurezza interna, e l'Aman, servizio informativo delle forze armate, mentre il Mossad opera più sull'estero. Benny Morris, che insegna all'Università Ben Gurion di Beersheba, è il più in vista tra i "nuovi" storici israeliani, poco amati dai sionisti ortodossi, che li accusano di troppa comprensione per i palestinesi. Questi motivi di critica sono spiegati bene da Antonio Donno sull'ultimo numero di «Nuova Storia Contemporanea». In realtà Morris scrive una storia priva di riguardi, che almeno in parte smitizza la reputazione di grande intelligenza dei servizi israeliani. Né alla vigilia della guerra dei sei giorni (giugno 1967), né poco prima di quella dello Yom Kippur (ottobre 1973) gli israeliani capirono che gli arabi stavano per sferrare un'offensiva. Ma vinsero lo stesso, avendo nel 1967 informazioni sufficienti per distruggere al suolo sin dal primo giorno quasi tutte le forze aeree avversarie. Non compresero nemmeno, nel 1977, che l'egiziano Sadat aveva serie intenzioni di fare la pace. Erano convinti che stesse architettando qualche imbroglio. L'indice analitico di Mossad comprende voci poco lusinghiere, come assassinii (tra cui quello del mediatore svedese dell'Onu, conte Bernadotte), massacri (tra cui Sabra e Shatila), rapimenti (da Eichemann a Ben Barka al traditore Vanunu rapito a Roma), torture (il più delle volte subite) e tra le righe appare chiaro come gli israeliani non si siano fatti mancare varie armi di distruzione di massa. Tuttavia persino gli eccessi di sincerità servono a avvalorare la credibilità sugli aspetti più apprezzabili, positivi, nella ricostruzione ebraica della patria. Un'impresa affidata a pochi milioni di volontari e che ha trovato, nonostante errori di valutazione e operazioni poco delicate, nei servizi d'intelligence un supporto anche eroico, come testimoniano 400 caduti sino alla fine degli Anni 80.

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