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di LUIGI DELL'AGLIO IN USA due personaggi che già corrono in vista delle presidenziali del 2004, ...

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Il presidente in carica, George W. Bush, si accinge a rispondere con la stessa arma. Il blog diventa il più indicato e moderno strumento di comunicazione politica. I leader dei partiti non potranno restare indietro neanche in Italia; a cominciare da Silvio Berlusconi, dovranno servirsene, nelle prove elettorali dell'anno venturo. Del resto, all'ebbrezza del blog (parola che deriva da web log, e indica la più libera forma di espressione che ora dilaga in Internet: diario, confidenza, sfogo) si abbandonano ormai decine di migliaia di italiani. Una «moda» portata al successo, quattro mesi fa, da un ragazzo irakeno: stava attaccato giorno e notte al computer, e riusciva a fare «a caldo» la cronaca quotidiana della guerra. I soldati americani facevano altrettanto, quasi dall'interno dei tank che avanzavano nel deserto. Ma i blog non sarebbero diventati un torrente impetuoso, se prima non fosse avvenuta una decisiva svolta tecnologica: la possibilità di pubblicare testi on line, senza dover più ricorrere a chi conosce l'html, il linguaggio di programmazione che permette di gestire uno spazio virtuale nella rete. Per creare il proprio blog, basta collegarsi ai vari siti specializzati (si trovano sui motori di ricerca), come www.bloggers.it. Ci si iscrive e si riceve in cambio uno spazio in cui si regnerà sovrani, da editori di se stessi, e un indirizzo per essere rintracciati dai lettori. «È con questa procedura semplificata che avviene il salto di qualità, anzi di quantità: basta saper usare la tastiera di un computer», spiega Maurizio Colantoni, amministratore delegato di Starfarm Internet Communication srl. In Usa, è stato un trionfo per il blog di un giovane sudamericano che, da turista, si era fatto fotografare sulla sommità di una delle Twin Towers, poco prima dell'11 settembre 2001. Dopo l'attacco, realizza un fotomontaggio; così si vede lui che saluta - ignaro e felice - dalla cima della Torre, proprio mentre uno degli aerei si sta infilando nella parete del grattacielo. Il blog di questo ragazzo è diventato un cult, è stato coperto di pubblicità. La sua faccia sorridente è stata interpretata come un esorcismo contro gli attentati e un invito a riprendere a sperare. Il blog non ha pretese intellettuali, almeno per la stragrande maggioranza dei blogger, osserva Colantoni. È un difetto? Secondo i blogger colti, sì: la «democrazia dello scrivere e del pubblicare» va bene ma non può contare su giudizi, filtri, stimoli e suggerimenti di un editore di libri o di giornali. «Comunque è un'aspettativa senza senso pensare di trovare lo scrittore in ogni autore di blog. Internet rispecchia il mondo reale: per la strada non incontriamo solo scrittori», obietta il professor Roberto Maragliano, docente di Tecnologie dell'Istruzione all'Università Roma Tre, ed esperto di didattica multimediale. Ma qual è il vero fascino del blog, anche di quello meno impegnativo? «L'eccitazione che dà questo diario di bordo dalla vita - osserva Colantoni - sta nel fatto che tu scrivi ciò che pensi e mandi in rete il testo senza neanche riguardarlo, sperando che qualcuno legga i tuoi 'deliri'. Non si scrive per l'eternità». Se l'eroe dei nostri tempi non è più il personaggio dei poemi classici o del Romanticismo ma il povero diavolo di tutti i giorni, il blog è la forma di «letteratura» più adatta a rappresentarlo. (Letteratura «minimista», non minimalista, precisa, ironicamente, lo scrittore Tiziano Scarpa). Torna alla carica Colantoni: «Solo chi sa sognare può dire di essere libero». Perfino il Wall Street Journal si occupa dei blogger: «Riflettono il meglio di Internet, medium informale, anarchico, commercialmente ingenuo e affascinante». Dalla matita (anzi dalla pietra) al blog: il professor Maragliano è contento che l'uomo abbia sempre più mezzi a disposizione per esprimersi. E poi la rete è rimasta indenne da controlli, perfino dopo l'11 settembre 2001. «Internet è un mondo di creatività collettiva, di incontro e di confusione. E

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