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Addio a Spagnoletti, critico letterario e romanziere

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Allievo di Natalino Sapegno, studiò Casanova e curò un'edizione critica dei sonetti del Belli

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Lo ha reso noto il figlio. Spagnoletti, che viveva da molti anni nella capitale, era nato a Taranto nel 1920. Spagnoletti (nella foto) si laureò a Roma con Natalino Sapegno e una brillante tesi che subito, nel '43, divenne il suo primo saggio: una monografia su Renato Serra. Nello stesso anno, uno studio su Sbarbaro, e una celebre «Antologia della poesia italiana contemporanea» che, di edizione in edizione (dai due volumi vallecchiani del 1946, all'edizione Guanda del 1950, più volte ristampata, che consacrò le giovani voci di Pier Paolo Pasolini e Alda Merini), ha contribuito alla acquisizione della poesia «nuova» e della forte stagione «ermetica». Una versione per le scuole ha avuto anche il merito di avvicinare alla poesia moderna molte generazioni di studenti. Come critico militante, e docente d'italianistica in varie università, Spagnoletti si è occupato di poeti e narratori specie degli ultimi tre secoli, da Casanova al Belli (di cui ha curato il monumentale epistolario, e un'edizione critica dei sonetti), da Restif de la Bretonne a Baudelaire, da Verlaine a Svevo, da Danilo Dolci ad Amelia Rosselli, da Palazzeschi all«Impura giovinezzà di Pasolini. Attento ai valori psicologici degli autori ed a una fenomenologia il più possibile ampia della cultura letteraria, fuori da schemi ideologici, Spagnoletti ha scritto un vasto e compiuto affresco del '900 in «Storia della letteratura italiana del Novecento» (1994), che lo ha accomunato a critici letterari come gli amici Giacomo Debenedetti ed Angelo Maria Ripellino o alla stessa Maria Corti. Ma Giacinto Spagnoletti (che è stato a lungo anche collaboratore del Messaggero) ha scritto romanzi psicologici come «Tenerezza» (1946), «Le orecchie del diavolo» (1954), «Il fiato materno» (1971), e delicate raccolte di versi, a vocazione realista, come «A mio padre, d'estate» (1953), «Poesie raccolte» (1990).

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