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di PATRIK PEN GIUNTO alla 66sima edizione, il Maggio Musicale Fiorentino ormai spazia sino ...

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Nel 2003, il tema conduttore è la libertà, coniugata con la tolleranza e la «pietas». A «Fidelio» di Ludwig van Beethoven, scelta naturale per inaugurare un festival su questi temi, ha fatto seguito «La clemenza di Tito» di Wolfgang Amadeus Mozart, le cui repliche sono in corso in questi giorni; in giugno e luglio, la terza opera in programma è «Otello» di Giuseppe Verdi. Simbolicamente, quindi, un percorso in tre stazioni a cui all'inno per la libertà di «Fidelio» succedono l'apoteosi della tolleranza in «Clemenza di Tito» e la «pietas» di «Otello». «Tito», penultima opera di Mozart, viene raramente eseguita in Italia. Venne composta in appena 18 giorni, nel 1791, in occasione dell'incoronazione di Leopoldo II come Re di Boemia. E' un'«opera seria celebrativa». Piaceva a Brecht perché i personaggi esprimono concetti e principi come nel suo teatro didascalico: Tito è la clemenza, Vitellia la vendetta, Sesto il tradimento tormentato, Annio l'amicizia, Servilia l'amore, Publio la burocrazia. L'edizione fiorentina, ci porta in una Roma in miniatura fatta di modellini di gesso (Maurizio Balò), i protagonisti vestono costumi settecenteschi (Vera Marzot) e la complicata vicenda viene letta dal regista Federico Tiezzi con una punta d'ironia. Ivor Bolton dà un'interpretazione asciutta della partitura ed è assecondato a pieno dall'orchestra e dal coro del Maggio. Ramón Vergas è un Tito dall'ampio registro. Sesto è Monica Bacelli al pieno della maturità scenica e vocale. Il ruolo impervio di Vitellia è affidato a Hillevi Martinpelto. Veronica Cangemi è la dolce Servilia, Gabriella Sborgi è un efficace Annio e Maurizio Muraro un buon Publio.

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