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UMBERTO Boccioni era d'origini romagnole, Morciano di Romagna per l'esattezza, ma vide la luce nel 1882 ...

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Restò nel profondo sud fino all'1888, allorché i Boccioni cambiarono ancora una volta residenza, Forlì. Ma quello che sarà tra i massimi esponenti del Futurismo tornò molte altre volte al Sud, come a Catania, dove approdò nel 1907. Ora la regione che vide i natali di Boccioni gli dedica una importante mostra, nella città di Cosenza. Infatti la Galleria Nazionale del capoluogo, situata nello storico Palazzo Arnone, presenta per la prima volta al pubblico la raccolta acquisita nel 1996 e costituita da 65 opere grafiche: sono disegni a matita, a penna, china, pastelli colorati, acquerelli, acquaforti e incisioni a puntasecca. E vi spiccano studi anatomici e di figure, paesaggi e architetture che testimoniano come l'analisi delle forme sia una costante nel lavoro di Boccioni. La raccolta è anche ulteriore conferma della statura internazionale dell'artista. Si tratta infatti della collezione Lydia Winston Malbin, una sorta di Peggy Guggenheim d'inizio secolo. La signora americana nutrì una forte passione per il Futurismo e acquistò molte opere dalla sorella di Boccioni, Raffaella. Erano inizialmente 120 grafiche e la rassegna calabrese, voluta dalla sovrintendente Rossella Vodret e curata da Nella Mari (catalogo Silvana Editoriale), dà conto dei lavori dispersi attraverso riproduzioni fotografiche. Intense, possenti molte opere. Come «Gisella», una puntasecca del 1907 che stupisce per la forza dello sguardo della donna adagiata su un divano, che si perde in uno spazio indefinito. O, ancora, sempre del 1097, l'acquaforte «La madre con l'uncinetto» dove la donna, seduta di spalle e intenta al lavoro, è sullo sfondo di una stanza raffigurata con attenta cura, in una resa «fotografica» che avvicina Boccioni al maestro Giacomo Balla. R. T.

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