Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Placido: «Perché solo Avati a Cannes?» Il regista: «Le giurie non si influenzano»

default_image

  • a
  • a
  • a

Un riconoscimento meritatissimo per "Il cuore altrove", ma non dimentichiamo che questa è stata una stagione particolarmente ricca ed importante per la nostra cinematografia, ci sono tante altre opere che avrebbero meritato di partecipare ad un festival così prestigioso». È un Michele Placido particolarmente polemico quello che ieri mattina a margine della conferenza stampa di presentazione del nuovo film di Riccardo Milani «Il posto dell'anima», di cui è protagonista insieme a Silvio Orlando, Paola Cortellesi e Claudio Santamaria, ha dato voce ad un malumore abbastanza diffuso tra gli addetti ai lavori. E quasi utilizzando toni bipartisan, se la prende anche con Nanni Moretti che a proprio avviso non ha utilizzato il suo carisma presso la giuria della manifestazione francese, al fine di promuovere le pellicole nazionali. Non solo. «Mi chiedo anche come mai, un film come "Il posto dell'anima" che tratta temi sociali non sarà proiettato al Nuovo Sacher di Roma». Pronta la risposta di Pupi Avati (che, secondo l'attore con il suo ruolo di presidente di Cinecittà Holding avrebbe influito sul verdetto di Cannes), il quale ricorda che «i meccanismi di selezione sono durissimi e non condizionati, nè influenzabili, basti pensare che hanno bocciato i film di De Oliveira e dei Coen». Prodotto dalla Albachiara e Rai Cinema (il cui presidente Giancarlo Leone ha preso le distanze dalla polemica, affermando di non condividere le affermazioni di Placido), il film sarà nelle sale il 9 maggio distribuito in settanta copie. La storia è legata ad un gruppo di operai meridionali licenziati da una multinazionale americana produttrice di pneumatici che decide di chiudere la filiale italiana in cui lavorano. Intrecciate alla lotta, per far riaprire la fabbrica, ci sono le vicende personali degli operai e delle loro famiglie, narrate con toni a volte anche comici. «Non credo ai film necessari, ma a quelli utili - dice Milani - e principalmente amo raccontare vita e vicissitudini delle classi sociali meno abbienti, più deboli». A pochi mesi dalla vicenda dello stabilimento di Termini Imerese e nel mezzo delle polemiche sul referendum riguardante l'articolo 18, il collegamento sorge spontaneo. «La pellicola non ha alcun riferimento politico alla attuale situazione - precisa Milani - e lo abbiamo pensato nel 2000 quando c'era un governo di centrosinistra». Placido, che in serata si è detto dispiaciuto per il risentimento di Avati («non volevo certo criticare lui») intepreta la parte di un rappresentante sindacale. L'attore ha parlato di un Sud che ha fatto la ricchezza degli Agnelli. «Io stesso vengo da un paese che negli anni '60 si è svuotato per andare a lavorare alla Fiat ed alla Pirelli. Siamo passati da dodicimila abitanti agli attuali tremila cinquecento». La Cortellesi ha detto di essersi emozionata nel leggere la sceneggiatura, e sulla mancata imitazione di Cofferati al concertone del Primo Maggio risponde che «la Rai non ha censurato nulla ma che semplicemente l'imitazione in quel contesto, davanti a settecentomila persone, avrebbe perso di efficacia».

Dai blog