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«Paisà», il dolore diventa poesia

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Quel mio ricordo ho avuto la soddisfazione, il giorno dopo, di vederlo riflesso su nove colonne nel titolo in prima pagina qui su «Il Tempo». Così oggi, alla vigilia di quel 25 aprile che, giustamente ricordato in modo speciale dal nostro Presidente della Repubblica, ha salutato non solo la liberazione di Roma ma di tutta Italia, il mio pensiero è andato ai film che, quasi dal vivo, ci avevano rappresentato quelle giornate felici. Per primo, naturalmente, «Paisà» di Rossellini, realizzato nel '46, quando quelle memorie erano ancora attuali. Anche lì le truppe americane, e proprio a due passi da via Nazionale, in piazza Esedra, anche lì, nonostante le cifre luttuose di cui Rossellini aveva voluto permeare quasi tutti i sei episodi del suo film, il senso della fine di un'epoca oscura, il primo sapore di quella Liberazione che io, anche oggi, scrivo con la maiuscola. Gli stessi sentimenti per un'altra Liberazione, quella di Parigi, dopo lo sbarco in Normandia, raccontata nel '67 da René Clément nel suo epico «Parigi brucia?». Due città lontane, accomunate però, negli stessi giorni, da un nemico comune di cui si erano finalmente liberate. Rivedo, nel film di Clément, la sequenza, presa dai cinegiornali. di De Gaulle in piedi, su un'auto scoperta, che percorre gli Champs-Élysées festanti. La stessa emozione di quei giorni romani.

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