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di CARLO ROSATI GRANDE scuola di attori quella di Torino.

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Proprio a Torino abbiamo assistito alcuni anni fa ad un bel saggio pirandelliano diretto dal direttore dell'epoca, Luca Ronconi, ed il nuovo direttore, Mauro Avogadro (protagonista del nostro teatro degli anni Ottanta), ha deciso di centrare l'attenzione della scuola su tre storie d'amore shakespeariane affidate agli allievi e agli attori appena diplomati, degli allestimenti affidati a tre registi del teatro francese. Si tratta di tre prime nazionali che verranno presentate nella Sala del "Carignano" dal 6 al 25 maggio. Aprirà il «Romeo e Giulietta» tradotto da Masolino D'Amico e diretto dal regista Jean-Christophe Sais che non ha alcuna intenzione di ambientarlo nella quotidianietà dei Capuleti e dei Montecchi, convinto di «trovarsi di fronte ad una realtà poetica, ad un mondo dove si parla un'altra lingua, con una realtà diversa», in «un'opera eterna - gli fa eco D'Amico - che rimane sospesa tra poesia e prosa». Dal 13 al 18 maggio andrà in scena «Il sogno di una notte di mezza estate» con la regia del senegalese Mamadou Dioume, che nell'84 ha partecipato al «Mahabharata» di Peter Brook, con il quale ha preso parte anche alla «Tragedia di Carmen» e alla «Tempesta». Per Dioume c'è una parola chiave nel «Sogno» shakespeariano: amore. «Ma nel Sogno - prosegue - c'è anche molto altro: noi uomini pensiamo di essere gli unici al mondo, ma non è vero, esiste un mondo parallelo, quello che si riflette sul sentimento della meraviglia». «Pene d'amor perdute», che andrà in scena dal 20 al 25 maggio, sarà affidata al regista più noto al nostro pubblico, Dominique Pitoiset, che ha lavorato con Jean-Pierre Vincent a Strasburgo, ha messo in scena «La tempesta» nel celebre Teatro Farnese di Parma, il quale ha dichiarato di essere entusiasta di ricreare «una sorta di teatro elisabettiano in uno spazio bellissimo come il Teatro Carignano. Ho scelto "Pene d'amor perdute" perché è un testo poco rappresentato, in Francia come in Italia. Shakespeare con quest'opera prende una precisa posizione sull'anti-utopia, un'opera di corte scritta in un linguaggio sublime».

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