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Con avveniristiche tecnologie brucerà senza danni

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E invece il carbone è una delle energie del futuro. Parola del Premio Nobel Carlo Rubbia, Commissario straordinario dell'Enea, l'ente che sta sviluppando una sua tecnologia proprio per trasformare il carbone in un combustibile «assolutamente pulito». Secondo il Nobel, la prospettiva è molto interessante. Il carbone è abbondantissimo ed è distribuito dovunque sulla superficie terrestre. L'energia che se ne trae costa un quarto dell'energia ricavata dal gas naturale o dal petrolio. Ma è possibile usare carbone senza produrre anidride carbonica (Co2) o altre emissioni? La formula che sta studiando l'Enel prevede che una miscela di carbone e acqua sia portata a una certa temperatura: si otterranno idrogeno e anidride carbonica. Il processo si chiama reforming. L'idrogeno è un combustibile infinitamente pulito; l'anidride carbonica viene compressa, liquefatta e può essere depositata nei pozzi metanieri esausti oppure usata per produrre materiale per costruzioni. Non è una scoria come tutte le altre, micidiali, infide o comunque ingombranti. L'anidride carbonica fa danno quando è un gas disperso nell'atmosfera. Non rappresenta invece alcun pericolo, una volta «sequestrata» nel sottosuolo, perché si trasforma in carbonato, sostanza del tutto innocua. Quanto all'idrogeno, questo sarebbe la preziosa conseguenza del reforming. Potrebbe viaggiare nei metanodotti esistenti, e sostituire il metano in moltissime applicazioni. In pratica - questa è l'idea di Rubbia - il carbone verrebbe profondamente trasformato dalle tecnologie del 2000, diventerebbe un'energia a emissioni zero e senza effetto serra. L'idrogeno ricavato dal reforming avrebbe tutti i possibili impieghi operativi. Per esempio nell'auto elettrica. Questa avrà una pila combustibile che produce elettricità partendo dall'idrogeno. L'altra formula che Carlo Rubbia propone per evitare l'inquinamento da combustibili fossili è il «solare termodinamico». Si basa su una tecnologia innovativa, anche se ispirata a un'antica idea di Archimede: gli specchi ustorii. Specchi a parabola, di grandi dimensioni, concentrano la luce solare su un recipiente contenente liquido. Questo si riscalda fino a 600 gradi e se ne possono ricavare elettricità e vapore. Il primo impianto, pre-industriale, è stato realizzato nel Comune di Specchia in provincia di Lecce. Altri impianti potrebbero essere installati nel Sahara, da dove con una linea elettrica l'energia verrebbe trasportata in Italia e in Europa. L. D. A.

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