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di CLAUDIO MONTICELLI UN PRODUTTORE brusco e su di nervi, un paio di frasi pesanti buttate ...

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A «Lucignolo», settimanale di approfondimento di Italia Uno, Alfonso Bettini, promoter di Alina, le spara grosse: «Cosa pensa la ragazza? Non ce ne frega nulla. I genitori? Sono solo un ingombro. Chi decide? Noi, che abbiamo investito nel progetto». Tra l'altro hanno "deciso" che ai genitori non era consentito parlare con la stampa della loro figlia-cantante baby. Apriti cielo! Ieri si sono scatenate tutte le sigle del variegato cosmo anti-sfruttamento dell'infanzia. L'esordio è di don Fortunato Di Noto, sacerdote da anni impegnato nella lotta alla pedofilia. «Indegna e diseducativa l'intervista, schiavismo artistico sui minori l'aver portato una dodicenne sul palco di Sanremo». Si accoda Marziale, (Osservatorio su diritti dei minori): «Lo avevamo detto, Alina all'Ariston è stato un obbrobrio e il Bettini lo ha confermato con le sue terribili parole». Last but not least il Moige, a nome del quale parla il presidente Maria Rita Munizzi: «Quell'intervista dimostra che Alina è vittima di un episodio di coercizione che merita un'indagine della magistratura». Di fronte alla marea montante delle proteste scende in campo Francesca Deidda, madre dell'aspirante baby-star. «Le polemiche su Alina? Buffonate. Quell'intervista è stata montata ad arte per creare un caso che non c'è. Certe frasi di Bettini sono state "provocate" dall'intervistatore. Sul fatto che gli artisti debbano essere gestiti dai manager non vediamo alcun scandalo. I genitori hanno un altro ruolo, ovviamente più importante. Faccio la mamma, non il promoter. Esperienza stressante per lei? Io non ho visto alcuno stress. Lei si è divertita come noi del resto. È arrivata seconda ma sarebbe andata così anche se fosse giunta ultima». E la polemica è destinata a farsi ancora più incandescente. Oggi, infatti, Alina sarà ospite di Mara Venier a «Domenica in». Presenza contro la quale, naturalmente, hanno fatto fuoco le suddette associazioni, rafforzate dalla presa di posizione dall'Associazione nazionale sociologi, il cui vicepresidente Pietro Zocconali sostiene che «è evidente che la sovraesposizione di minori in contenitori televisivi è divenuta un fenomeno sociale allarmante. La Tv di Stato avrebbe il dovere morale di rispettare un codice di autoregolamentazione che ha sottoscritto ma che troppo spesso ignora». E su Sanremo non c'è solo il "tifone Alina". A Rifondazione Comunista che accusa il Festival di «appalti poco trasparenti, in particolare per il delicato settore della sicurezza» risponde la Rai sostenendo che «il Festival non ha appalti e viene realizzato interamente dalla Rai».

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