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Maturità 2020, il ministro Azzolina promuove quasi tutti

Valentina Conti
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«L'esame di Maturità sarà in presenza compatibilmente con l'andamento epidemiologico nelle diverse aree del Paese. Ci tengo a rassicurare che seguiremo sempre lo stesso principio, quello di garantire la sicurezza delle persone». A ribadirlo ieri la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina presentando in videoconferenza le ordinanze (finalmente) firmate sugli esami di Stato del primo e del secondo ciclo e sulla valutazione finale, accanto ad Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico istituito per l'emergenza Covid, e Alberto Villani, componente del Cts e del gruppo di lavoro del Miur per la ripresa di settembre. Bocciature «solo in casi circoscritti»: laddove il consiglio di classe non abbia elementi per valutare lo studente per una mancata frequenza nel primo periodo didattico (è necessaria l'unanimità). E per provvedimenti disciplinari gravi. «Le valutazioni ci saranno - ha precisato Azzolina - le insufficienze saranno riportate nei documenti di valutazione, ma gli studenti hanno il diritto di recuperare e lo potranno fare all'inizio dell'anno prossimo». L'Esame di Stato partirà il 17 giugno. I ragazzi dovranno presentarsi a scuola 15 minuti prima dell'orario stabilito, dovranno tornare a casa subito dopo e potranno essere accompagnati da una sola persona: parla chiaro il documento che ha tracciato le linee guida in fatto di sicurezza messo a punto dal Comitato. Inoltre, mascherine obbligatorie per docenti e allievi (ma non i guanti), aule sanificate e larghe per il distanziamento di almeno 2 metri. Durante il colloquio orale, che durerà un'ora, il candidato potrà togliere la mascherina purché sia seduto e alla giusta distanza dalla commissione. Per l'esame di terza media, invece, «abbiamo deciso di dilatare le procedure rispetto all'elaborato», ha confermato ancora la ministra. «Per molte scuole di Roma e Lazio - osserva Mario Rusconi, presidente dell'Associazione Nazionale Presidi del Lazio - un problema rilevante è la scarsa possibilità di garantire fino in fondo le condizioni di sicurezza richieste e necessarie, dato lo stato di vetustà in cui versano gli edifici. Ci siamo già appellati a comuni e province affinché provvedano con celerità a realizzare i lavori più importanti. Di positivo c'è, invece, che molti dei presidi che ho avuto modo di sentire sono convinti che le commissioni interne sapranno esprimere giudizi equilibrati all'esame». Si scalda, intanto, oltremodo un altro fronte: quello delle scuole paritarie. A settembre saranno lacrime amare per almeno 30mila docenti destinati a perdere il posto. E allora il 19 e 20 maggio sciopero: interromperanno le lezioni digitali per animare la manifestazione # Noisiamoinvisibiliperquestogov erno. La mobilitazione di 12mila istituti è promossa dalle presidenze nazionali dell'Usmi e della Cism, l'Unione superiore maggiori d'Italia e la Conferenza italiana superiori maggiori. «Ci stanno elargendo briciole», dicono all'unisono. «L'ultimo schiaffo alla scuola pubblica paritaria l'ha tirato il decreto "Rilancio", che prevede finanziamenti per un miliardo e mezzo per la sanificazione e la messa in sicurezza degli edifici scolastici esclusivamente statali». Sul piede di guerra anche le scuole private. «Siamo stati abbandonati ad ordinanze assurde e di noi non se ne parla», affermano Gianfranco Della Mura, titolare del centro studi Libertè Voltaire di Roma, Davide Malizia (Aromacademy) e David Balestra (Tiziano Servizi e Formazione srl). «Non siamo le scuole delle élite - rimarcano - ma centri che formano i ragazzi, senza dimenticare l'indotto che produciamo. La nostra attività è finanziata da noi imprenditori che dalla chiusura per Covid abbiamo continuato a pagare affitti, utenze e gestione d'impresa. Abbiamo bisogno di fondi». Chiedono di riaprire da lunedì o dal 25 maggio.

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