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"Preso in giro dallo Stato. Ridatemi la mia famiglia"

Il racconto di Claudio Marini: lui a Roma, la moglie e i due bambini piccoli bloccati in Russia da oltre 2 mesi

Stefano Liburdi
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«Ridatemi la mia famiglia». Claudio Marini non ne può più di scuse e «prese in giro». Ksenia, sua moglie è «prigioniera» da due mesi a San Pietroburgo con i loro due figli: Michelangelo di un anno e mezzo e Greta di appena 5 mesi. La sua famiglia doveva raggiungerlo a Roma l'11 marzo, il giorno prima però è arrivato il blocco causato dall'emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 che ha messo in ginocchio il mondo intero. Da allora solo promesse, con maldestri e beffardi tentativi di presunto aiuto, sono arrivati a Caudio dalle istituzioni. Ksenia con Michelangelo e Greta dotati di doppio passaporto, sono ancora in Russia e al momento «non sono in programma voli da San Pietroburgo», fanno sapere dalla Farnesina. Caudio è un designer con la passione dello sport. Nel tempo libero ama giocare a rugby e a calcio nel ruolo di attaccante. La caparbietà con cui cerca il gol nelle partite con gli amici, è la stessa spesa da sempre nel lavoro, qualità che lo ha portato a farsi apprezzare sia a Roma che a San Pietroburgo, città nelle quali è impegnato con la sua attività. Proprio i suoi frequenti viaggi in Russia sono stati occasione per conoscere la sua futura moglie e mettere al mondo i loro due bellissimi bambini.  Per approfondire leggi anche: Il decreto riaperture slitta ancora «Eravamo tutti e quattro in Russia. - spiega Claudio a Il Tempo - Poi io il 24 febbraio sono dovuto tornare in Italia perché mi è scaduto il visto “business". Ksenia con i bimbi aveva già acquistato il biglietto aereo per l'11 marzo, ma proprio il giorno prima c'è stato il blocco causato dalla pandemia».  A questo punto inizia l'odissea, che pare non avere fine, per Claudio e i suoi cari. «Mi sono subito attivato per trovare una soluzione che ho scoperto essere comune a centinaia di nostri connazionali grazie al gruppo in cui sono iscritto: "italiani in Russia". - racconta il designer - Naturalmente la prima cosa che ho fatto è stata quella di chiamare il Consolato. Da lì mi hanno risposto indicandomi il volo di una compagnia privata, con la quale ho cercato immediatamente di mettermi in contatto. Mi è stato comunicato che però non c'era possibilità di acquistare biglietti in quanto i posti erano esauriti. Allora ho richiamato il Consolato che dopo un po' di giorni mi ha prospettato una nuova soluzione: un volo da Mosca. Bisognava stare in aeroporto 30 ore prima della partenza e il biglietto sarebbe costato 400 euro a testa, Greta di cinque mesi compresa! Ma non è tutto, il vero problema era che il volo non poteva essere garantito in quanto la compagnia non era nazionale. Ecco io avrei dovuto far spostare mia moglie con i bambini piccoli da San Pietroburgo a Mosca, farla stare 30 ore in aeroporto, pagare 1.200 euro per un volo che forse non sarebbe mai partito! In seguito mi sono state proposte altre soluzioni simili a questa e sempre senza alcuna garanzia».  Si scalda Claudio, preoccupazione e rabbia si fondono dando vita a un timbro di voce forte e deciso. Non si arrende anche se alcune volte lo sconforto si fa avanti minaccioso. «Il “top” è stato raggiunto con la mail arrivata dal Consolato pochi giorni fa: un aereo con decollo sempre da Mosca e arrivo a Francoforte dal costo di 650 euro a persona, neonati inclusi. - Dice con un ghigno amaro - E poi dalla Germania? E se dopo rimanevano bloccati anche lì? Mi sono sentito preso in giro quando ho letto la mail e ora non so più cosa fare, so solo che rivoglio mia moglie e i mei figli».

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