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Altro che fatiscente: l'ospedale Forlanini in 2 settimane può ospitare i malati

L'ala "Martelli" non è affatto fatiscente: in due settimane può ospitare 50 posti di terapia intensiva

Daniele Di Mario
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L'«ala Martelli» dell'ospedale Forlanini non sono non è fatiscente, ma potrebbe essere rimessa in piedi e resa perfettamente in grado di funzionare in un paio di settimane. Ne è convinto Massimiliano Maselli, consigliere regionale di Fratelli d'Italia che in questi giorni ha effettuato una vera e propria ispezione all'interno dell'ex ospedale che la Regione Lazio vorrebbe trasformare nella «Casa delle Organizzazioni Internazionali». Le foto qui pubblicate dimostrano, in effetti, che l'ala del nosocomio in cui operava il professor Massimo Martelli, chiusa nel 2015, verte in condizioni decisamente decenti. Per renderla nuovamente operativa - spiega Maselli - occorrerebber circa 30-40 milioni di euro e un paio di settimane di lavoro, massimo tre. Lì si potrebbero ricavare almeno 50 posti di terapia intensiva, utilissimi per fronteggiare l'emergenza Coronavirus. Anche i soldi non sarebbero un problema. «Il fondo per l'edilizia sanitaria a disposizione della Regione Lazio - rivela Maselli - ammonta a un miliardo e 235 milioni di euro, di cui 57 milioni destinati all'ammodernamento tecnologico». Parte di quei fondi l'amministrazione vorrebbe impiegarli per ristrutturare l'ospedale di Rieti e per realizzare i nuovi Ospedale Tiburtino a Guidonia e Opedale del Golfo tra Formia e Gaeta. «Opere certo importanti - obietta Maselli - ma in questo momento secondarie. La mia proposta è semplice: usiamo una piccola parte di quei fondi per riqualificare l'ala Martelli del Forlanini e renderla subito operativa per l'emergenza Coronavirus. Si può fare, non è fantascienza, basta che ci sia la volontà politica. Per fare un paragone, il nuovo Ospedale dei Castelli è costato 120 milioni. Al Forlanini, negli altri plessi, ci sono la farmacia, il Telefono Azzurro e la Medicina Nucleare. E la Regione ha in progetto di riqualificare il corpo centrale per destinarlo all'Arma dei carabinieri. Il resto della struttura, invece, può essere successivamente ammodernata e riqualificata e resa alla cittadinanza sotto forma di Rsa, Hospice, R1, tutte strutture di cui nel Lazio abbiamo disperato bisogno. Anziché la Cittadella delle On, il Forlanini diventerebbe la Cittadella degli anziani». L'obiezione della giunta regionale è che il Forlanini cada a pezzi sin dagli anni '90. «Io ci sono stato - risponde Maselli - e non è assolutamente vero. Però siccome parliamo di soldi pubblici e in Regione sono come San Tommaso, lancio una proposta: invito il vicepresidente della giunta Daniele Leodori e l'assessore alla Sanità Alessio D'Amato a fare un sopralluogo con me al Forlanini. Si renderanno conto che ciò che dico è vero: lì si possono approntare 50 posti di terapia intensiva in un paio di settimane». Ma il ragionamento di Maselli va oltre. «È vero che nella gestione dell'emergenza il fattore tempo è importante. Ma guardiamo anche oltre. Il Covid-19 sarà sconfitto ma tornerà - ammonisce il consigliere regionale di FdI - Così come sta tornando la tubercolosi. Quella struttura riqualificata, adiacente al San Camillo e allo Spallanzani, resterebbe al servizio dei cittadini come struttura specializzata in malattie polmonari. Del resto la missione del Forlanini era questa». A non convincere il consigliere di Fratelli d'Italia è tutta la politica sanitaria di D'Amato. «Al Grassi si decide inspiegabilmnte di non ampliare la terapia intensiva, ma si realizza un Covid hospital in una struttura autorizzata ma non accreditata, l'Icc Casalpalocco - ricorda Maselli - E anche su Tor Vergata si è fatto un pasticcio. Lì c'è una torre di nove piani nuova, due funzionano e sette sono finiti ma attendono da anni di essere completati. La Regione sta trasferendo i malati di medicina dei due piani operativi al San Giovanni e al San Camillo per liberare posti per il Covid Hospital 4. Parliamo di 56 posti letto Covid più 8 di terapia intensiva, che al 31 marzo arriveranno a 32. Perché allora non ultimare gli altri sette piani? In meno di due mesi sarebbero pronti: parliamo di circa 280 nuovi posti letto (40 a piano), di cui circa 60-70 di terapia intensiva. Una parte importante potrebbe essere destinata al Covid e il resto alle esigenze del territorio. Un intervento fondamentale nel caso probabile che il Coronavirus possa rimanifestarsi nel prossimo autunno-inverno. In quel quadrante il rapporto posti letto ogni mille abitanti è di 1,8, la media nazionale di 3,2. Quei posti letto, finita l'emergenza, sarebbero fondamentali per il quadrante sud della Capitale».

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