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Il Papa ai novelli sposi: ci vuole coraggio per sposarsi

Emergenza ambientale in Amazzonia, preti sposati e diaconesse al centro del Sinodo in corso in Vaticano

Daniele Di Mario
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Dall'altro lato del mondo c'è una piccola comunità cattolica "senza altare" che chiede di essere inclusa nel contesto ecclesiastico, ma non veste costumi occidentali. Al Sinodo in corso in Vaticano fino al 27 ottobre, monsignor Erwin Kräutler, vescovo prelato emerito di Xingu, in Brasile, si fa portavoce delle esigenze dei cattolici nativi: "Il popolo indigeno non capisce questa cosa del celibato, non c'è altra strada che istituire i preti sposati per garantire a tutti l'eucarestia". È stato lui, il 4 aprile 2014, prima ancora della stesura dell'Enciclica sulla cura del Creato "Laudato Si", a portare per primo a Papa Francesco le istanze che interessano la presenza della Chiesa nella foresta più grande del mondo: la distruzione ambientale, i diritti dei popoli indigeni, l'eucarestia. Migliaia di persone in Amazzonia non ne hanno accesso, se non una o due volte all'anno. Lì, territori grandi come intere nazioni si dividono una manciata di sacerdoti. Istituire i viri probati risolverebbe il problema senza, precisa il vescovo, modificare la legge sul celibato. Verrebbero insomma trattati come delle "eccezioni". E non è l'unico modo per garantire una corretta gestione delle missioni. I due terzi delle comunità in Amazzonia sono coordinate da donne: "Ci dobbiamo pensare", insiste Krautler. "Si parla tanto di valorizzare le donne ma cosa vuol dire? Abbiamo bisogno di cose concrete". Il prelato pensa all'annosa questione del diaconato femminile: "Perché no?". In questo senso, emerge anche la necessità di una formazione mirata per missionari amazzonici. È dal Concilio Vaticano II che vengono chiesti più sforzi per un'inculturazione della liturgia, con celebrazioni rispettose sia delle tradizioni e lingue dei popoli locali, sia del messaggio integrale del Vangelo: "I riti vanno adattati non tradotti", ricorda il prefetto delle comunicazioni del Vaticano, Paolo Ruffini. Mentre si discute su come risolvere il problema, non passa in secondo piano il tema ambientale. Carlos Alfonso Nobre, scienziato, Premio Nobel per la Pace 2007, Membro della Comissão de Ciencias Ambientais do Conselho Nacional de Desenvolvimento Científico e Tecnológico del Brasile, è stato chiamato al Sinodo come esperto. Da lui arriva un Sos allarmante: "Siamo vicini al collasso dell'Amazzonia", tuona citando diversi studi che dimostrano che se passassimo dall'attuale 15% al 20-25% della deforestazione nella regione, cominceremmo a entrare in un ciclo irreversibile di scomparsa della foresta. Il polmone della Terra diventerebbe una grande savana: "Abbiamo 15-20 anni di tempo, lo stesso che dobbiamo impiegare per ridurre le emissioni di Co2". Dall'urgenza di trasmettere una coscienza ecologica ai cattolici nel mondo (si stima siano un miliardo e 300 milioni di persone, quasi il 18% della popolazione totale) spunta l'idea di introdurre i peccati ecologici. È la richiesta di una conversione ambientale che faccia percepire la gravità del peccato contro la natura alla stregua di un peccato contro Dio, contro il prossimo e le future generazioni, che ha fondamenti teologici nella Genesi, primo libro della Bibbia: Dio fece il mondo "e vide che era cosa buona". E parlando del matrimonio, Papa Francesco nel corso dell'udienza generale, ha detto riferendosi ai novelli sposi: "Io li chiamo: i coraggiosi, perché ci vuole coraggio per sposarsi, oggi".

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