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Caso Marrazzo, condannati i quattro carabinieri

Piero Marrazzo

Per il tentativo di ricatto contro l'allora governatore del Lazio

Andrea Ossino
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L'odissea giudiziaria è terminata. Dopo 9 anni dai fatti il tribunale di piazzale Clodio ha emesso la sentenza sul “caso Marrazzo”. Nonostante una pioggia di prescrizioni quattro carabinieri sono stati condannati. I giudici della nona sezione hanno deciso che Nicola Testini e Carlo Tagliente dovranno scontare 10 anni di carcere, oltre a una multa di 10 mila euro a testa. A Luciano Simeone invece è stata inflitta una pena di 6 anni e mezzo, mentre Antonio Tamburrino è stato condannato a scontare 3 anni di reclusione. Riconosciuti colpevoli per il tentativo di ricattare l'allora Governatore del Lazio, i tre son stati invece assolti da un'altra accusa. “Il fatto non sussiste”, è la formula con cui il collegio presieduto da Zaira Secchi ha evitato che venissero condannati perché accusati di associazione a delinquere. Tuttavia i giudici riconoscono la loro colpevolezza in merito al reato di concussione: avrebbero costretto Marrazzo a consegnare tre assegni per un importo complessivo di 20mila euro. Sono stati condannati anche per aver “rapinato” 5 mila euro all'ex Governatore e alla transessuale Natali. Avrebbero messo a segno anche una seconda rapina, ai danni di un altro trans. Nel luglio 2009 lo avrebbero privato di un cellulare, di un Ipod e di un orologio. Come se non bastasse Testini e Tagliente avrebbero anche violato la legge sugli stupefacenti inducendo un informatore a procurarsi cocaina per poi nasconderla in macchina di una terza persona. Colpevole del tentativo di ricettazione del video girato durante il blitz di via Gradoli (ritraeva Marrazzo in casa della trans) è stato riconosciuto il solo Tagliente. "La sentenza riconosce in pieno la colpevolezza degli imputati che, disonorando la propria divisa, si sono resi responsabili di un ignobile sopruso e di un vile ricatto criminale – commenta l'avvocato della vittima, Luca Petrucci - Piero Marrazzo ha atteso nove anni questa pronuncia e anche in questo momento - ha sottolineato il penalista - da uomo delle istituzioni, da giornalista del servizio pubblico e, soprattutto, da cittadino perbene, Piero Marrazzo tiene a ribadire la propria massima considerazione nell'Arma dei carabinieri che è, insieme a lui, la vittima principale dei crimini commessi da questo manipolo di 'mele marce'".

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