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Mamma licenziata con figlio disabile. Il giudice dà ragione a Ikea

Per il legale del colosso svedese siamo di fronte a "giusta causa"

Carlo Antini
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Il giudice del lavoro di Milano ha confermato il licenziamento di Marica Ricutti, la mamma 39enne, separata con due figli, di cui uno disabile, licenziata un anno fa dal punto vendita Ikea di Corsico per il mancato rispetto dei turni di lavoro. La mamma lavoratrice, difesa dall'avvocato Maurizio Borali, riteneva che il licenziamento fosse «discriminatorio» e chiedeva il reintegro e il risarcimento del danno. Il giudice, dopo un anno dal suo allontanamento dal lavoro, ha confermato la decisione dello scorso aprile sottolineando che «i fatti disciplinarmente rilevanti contestati» da Ikea alla ex dipendente «sono pienamente confermati». Il giudice si rifà integralmente all'ordinanza con cui, in fase istruttoria, aveva già respinto la richiesta di reintegro, scrivendo che i comportamenti della mamma 39enne, che lavorava per il colosso svedese da 17 anni, erano stati «di gravità tale da ledere il rapporto fiduciario tra datore di lavoro e lavoratore». In particolare, secondo il magistrato, visto che il Contratto nazionale di lavoro della categoria prevede quale motivo per il licenziamento disciplinare «l'insubordinazione verso i superiori accompagnata da comportamento oltraggioso», nel caso di Marica Ricutti «l'accertata frase pronunciata ad alta voce nei confronti di una superiore, "mi avete rotto i c...", integra gli estremi del comportamento oltraggioso e la difesa della ricorrente non ha introdotto ulteriori elementi per modificare il giudizio quanto alla proporzionalità del provvedimento espulsivo». Per l'avvocato Luca Failla, legale dell'Ikea, la sentenza «conferma l'ordinanza della prima fase di giudizio, rafforza e riconosce che Ikea ha avuto» con Marica Ricutti «un comportamento corretto e rispettoso della legge». Per il legale «il licenziamento è avvenuto per giusta causa» e la ex dipendente «non ha accettato l'orario di lavoro che le era stato assegnato» per ragioni del indipendenti dalla sua difficile situazione familiare. «Questa sentenza - prosegue l'avvocato Failla - è destinata a ridimensionare anche il clamore mediatico che nei mesi scorsi si era sollevato attorno alla vicenda. Come sempre - ha concluso - quando la polvere si posa, si vede meglio dove si sta andando». Sul fronte opposto Marco Beretta, segretario generale della Filcams Cgil Milano. «Il medesimo giudice del Tribunale di Milano ha confermato il giudizio espresso in fase di rito d'urgenza - spiega -. Siamo al primo grado di giudizio. Ricorreremo in appello perché rimaniamo convinti che il licenziamento sia un atto sproporzionato ed ingiusto». L'avvocato Borali, difensore della lavoratrice, fa notare invece come il giudice abbia «fatto qualche timida apertura» rispetto al provvedimento d'urgenza, perchè nella sentenza riconosce che «le assenze dal lavoro erano motivate da esigenze legittime e proprio queste esigenze legittime» derivanti dalle necessità familiari della ex dipendente Ikea «cercheremo di far valere davanti alla Corte d'Appello», conclude il legale.

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